Con la fine della discussione in Commissione Finanze del Senato, sembra sbloccarsi l’iter partito a gennaio 2015
La Commissione Finanze del Senato ha concluso ieri l’esame della proposta di istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, mettendo il primo punto fermo a un iter iniziato a gennaio 2015 e condizionato dalla discussione congiunta di oltre 10 Disegni di Legge sia di maggioranza che di opposizione.
In base al testo che dovrà ora essere sottoposto all’Aula di Palazzo Madama, la Commissione d’inchiesta verificherà, entro un anno dalla sua costituzione, gli effetti della crisi globale sul sistema bancario italiano e le modalità di gestione degli Istituti bancari che siano stati coinvolti in situazioni di dissesto e abbiano ricevuto (anche indirettamente) risorse pubbliche. Di quest’ultima categoria di banche saranno esaminati i criteri di remunerazione dei manager, la correttezza del collocamento di prodotti finanziari al pubblico e il rispetto degli obblighi di corretta informazione degli investitori.
La Commissione sarà composta da venti senatori e venti deputati, nominati dai rispettivi presidenti di Assemblea in proporzione alle dimensioni dei Gruppi parlamentari, e alla fine dei propri lavori sarà tenuta a presentare una relazione alle Camere. I componenti disporranno, per l’intera durata della loro attività, degli stessi poteri dell’Autorità giudiziaria e saranno tenuti al segreto sugli atti e i documenti acquisiti. A meno che non venga stabilito il contrario, le sedute della Commissione d’inchiesta saranno pubbliche.
Il conferimento del mandato a riferire in Aula al relatore Mauro Maria Marino (Pd) è arrivato con il voto contrario dei senatori della Lega Nord e con l’astensione del Movimento 5 Stelle, dovuta alla mancata approvazione del divieto di nominare membri della Commissione i parlamentari che abbiano collaborato con gli istituti oggetto dell’inchiesta.
Da questo dettaglio si intuisce come il tema delle banche sia stato molto presente nella politica degli ultimi anni, tanto da essere divenuto terreno di scontro tra (ex) compagni di partito (basti pensare alle battute polemiche tra Matteo Renzi e Massimo D’Alema sulla gestione, rispettivamente, di Banca Etruria e Montepaschi di Siena). Anche per questa ragione è necessario, per recuperare l’equilibrio richiesto da un argomento così delicato, che prima il Senato e poi la Camera diano via libera in tempi brevi a questa Commissione d’inchiesta.