In Olanda la vera sorpresa elettorale. Ma nel nostro Paese, i Verdi…
Una domanda che è sia un interrogativo che un auspicio: si sa ormai che la vera novità delle elezioni in Olanda è stata quella dei 14 seggi acquisiti dai GroenLinks, i Verdi olandesi, partito filoeuropeista e pro-rifugiati, la vera proposta opposta al nazionalismo di Geert Wilders. Siamo davanti ad un caso simile a quello della sinistra portoghese (unico esempio efficace in Europa), modello che si comincia a pensare di poter esportare e sperimentare in altri Paesi per contrastare non solo disoccupazione e deficit, ma anche euroscetticismo e chiusura verso i movimenti migratori?
Per farlo in Italia, dove sono, se ci sono, i Verdi? Fondati da Alexander Langer nel 1985, dal 2008 non sono più rappresentati in Parlamento e la loro ultima convention risale al 2015. Giocarono un ruolo fondamentale sull’opinione pubblica fino a modificare l’esito del referendum sul nucleare nel 1987, posizionando l’Italia come paese antiatomico, cosa che si riconfermò con fermezza quando nel 2011 il Governo allora guidato da Silvio Berlusconi cercò di ritrattare sul tema. E se l’Italia è un Paese all’avanguardia (nello scenario europeo) in campo di energie rinnovabili, lo dobbiamo anche alla loro mobilitazione.
Sia il Movimento dei Verdi italiano che i GroenLinks olandesi fanno parte del Movimento Verde Europeo, di cui condividono il cardine: priorità alla tutela dell’ambiente e delle differenze sociali, economiche e razziali, che in Olanda assume in aggiunta i connotati di supporto ai matrimoni gay, alla legalizzazione della cannabis e all’eutanasia. Quali sono, allora, le differenze che rendono i Movimenti Verdi italiano e olandese del tutto incompatibili (fattori che, molto probabilmente, coincidono con la sparizione dei Verdi Italiani dal panorama politico del nostro Paese)?
- Il leader: Jesse Klaver, la “faccia” dei GroenLinks, il ribattezzato Justin Trudeau dei Paesi Bassi, ha la metà degli anni di Giobbe Covatta, portavoce della Federazione dei Verdi e di professione comico, caso già presente e, se vogliamo, controverso nella politica italiana. Niente di innovativo, insomma, e dalle premesse poco credibili. Nel caso di Klaver, invece, è il suo personale carisma a contare. Ha 30 anni, è sposato con due figli piccoli, figlio a sua volta di padre marocchino e madre olandese-indonesiana (come tanti, visto il passato coloniale del Paese). È un giovane per i giovani, di cui attira l’attenzione con mosse come quella di far esibire un rapper di origini siriane durante un comizio.
- I valori: quelli olandesi sono di impronta più sociale (e multiculturale) che ambientalista. Secondo il rapporto 2015 Caritas-Migrantes sull’immigrazione, ci sarebbero più stranieri sul territorio italiano che sul territorio olandese (sul totale della popolazione, rispettivamente 8,2% contro 4,3%) perché, infatti, quelli che vengono banalmente definiti immigrati da Wilders sono le seconde e terze generazioni diventate olandesi a tutti gli effetti, e che hanno quindi pieno diritto di voto con tutto ciò che ne consegue. La proposta elettorale di Jesse Klaver ha saputo intercettare efficacemente questo aspetto, cosa che manca in Italia non solo nel caso dei Verdi.
- Frammentarietà vs coesione: gli ambientalisti italiani hanno spesso sofferto di scaramucce e contrasti interni, cosa che, in occasione di più elezioni, si è concretizzata nell’adesione di alcune frange a partiti di maggiori dimensioni (è accaduto prima con l’Ulivo e, in seguito, con Sinistra Ecologia e Libertà). Al contrario, i GroenLinks si sono costituiti nel 1991 per effetto dell’unione di quattro partiti molto diversi fra loro: il Cpn (Partito comunista dei Paesi Bassi), il Psp (Partito Socialista Pacifista), il Ppr (Partito Politico dei Radicali) e l’Evp (Partito Popolare Evangelico).
- “L’integralismo”: mentre i Verdi olandesi si avviarono con una tendenza molto marcata verso l’eco-socialismo e la non violenza, per poi moderare la loro posizione col passare degli anni, ai Verdi del nostro Paese viene spesso contestata una certa chiusura ideologica che non permette loro di essere né flessibili né lungimiranti.
Che l’esempio olandese possa cambiare le sorti dell’ambientalismo italiano, almeno per il momento, sembra un’operazione tutta in salita.