A Genova e Palermo le urne più delicate. Ma il risultato avrà come sempre un effetto nazionale
di Omar Ariu
Il Ministero dell’Interno ha ufficializzato la data delle prossime elezioni per i rinnovi dei consigli comunali. E questo produrrà inevitabili scossoni nella politica italiana.
La storia ci ha insegnato, nel corso degli anni, che le elezioni amministrative nei comuni italiani, pur non essendo un test ufficiale sul governo in carica e sui partiti in generale, generano delle conseguenze importanti sullo scenario politico nazionale. Massimo D’Alema, ad esempio, nel 2000 si dimise da Presidente del Consiglio dopo la sconfitta elettorale del suo partito, I Democratici di sinistra, alle amministrative.
Oggi, in un contesto politico estremamente frammentato, minato da continue scissioni e nascite di nuovi soggetti, i partiti si presenteranno alle elezioni dell’11 giugno, tra timori e speranze.
Il Partito Democratico è forse quello che più teme questa tornata elettorale, anche perché in diverse città italiane in cui si presenterà con le rispettive liste e candidati, non sembra tirare una buona aria.
A Palermo ad esempio, il sindaco uscente Leoluca Orlando tenterà la rielezione supportato da una serie di liste civiche e da qualche sigla nazionale. In cui non sarà presente la lista autonoma del Pd.
Si, perché la dirigenza di via del Nazareno ha deciso di creare una lista comune con i neonati Popolari di Angelino Alfano, con tanto di nuovo simbolo e nome “Democratici e popolari”. Senza contare che la già attuale difficoltà del PD sarà amplificata dall’assenza di una parte del partito che si è scisso lo scorso febbraio, il Movimento dei Democratici e Progressisti, i quali si presenteranno in alcuni comuni d’Italia per la prima volta. Sarà, in un certo senso, il loro battesimo elettorale, in attesa di esiti e vicende future.
Non bisogna inoltre dimenticare che il Pd affronterà queste elezioni con il nuovo segretario, il quale verrà eletto con le primarie del 30 aprile e dovrà, a meno di due mesi dalla sua investitura, gestire una situazione delicata.
A Genova, la casa di Beppe Grillo, altro comune importante da monitorare, Il Movimento 5 Stelle cercherà di vincere con largo distacco per dare un segnale forte e deciso all’opinione pubblica, anche per confermare quei recenti sondaggi che lo danno in vantaggio su tutti gli altri soggetti politici.
Tuttavia, anche il Movimento nel contesto locale del capoluogo ligure sta affrontando una situazione particolarmente complessa soprattutto dal punto di vista mediatico, che riguarda la questione del candidato a sindaco.
Infatti Marika Cassimatis, dopo aver battuto il suo avversario Luca Pirondini con 362 voti contro 338 grazie al voto online delle “Comunarie”, è stata “spodestata” dalla sua investitura dallo stesso garante del M5S Beppe Grillo il quale, con un comunicato sul suo blog, ha invalidato l’esito del voto ed eliminato il simbolo dalla lista di Cassimatis. Grillo ha spiegato che alcuni membri di quella lista e la stessa candidata sindaco sono stati segnalati per aver attuato comportamenti contrari ai principi del Movimento prima, durante e dopo le elezioni del 14 marzo. Conseguenza: bisognerà valutare come, e in che modo, gli elettori del Movimento valuteranno questa scelta dettata dal garante dei pentastellati in controtendenza con la volontà degli iscritti.
Va poi considerato che nel capoluogo si è creato da tempo un nuovo movimento, Effetto Genova, per opera di alcuni scissionisti dal M5S la cui collocazione è ancora incerta.
Sempre a Genova anche il centrosinistra si sta muovendo in maniera anomala rispetto al resto del contesto nazionale caratterizzato come detto, da tensioni continue. Ha trovato infatti in Gianni Crivello un candidato unitario di tutto il centrosinistra, dal Pd agli scissionisti di Mdp, dai civici alla sinistra. La condivisione del suo profilo è stata raggiunta soprattutto in seguito al lavoro svolto in questi anni come Assessore alla Protezione Civile, per il quale ha ricevuto riconoscimenti bipartisan.
Ma ci saranno altri comuni importanti da seguire, da Verona a Padova, da Parma a Piacenza fino a Lecce e Taranto. Gli elettori italiani che saranno chiamati alle urne saranno 9.261.142 distribuiti in 1021 Comuni italiani – tra cui 25 capoluoghi di provincia (in testa oltre a Palermo, Genova anche L’Aquila e Catanzaro) – e 4 Regioni (fonte Ministero dell’Interno).
L’esito dei risultati elettorali comporterà per tutti i partiti approfondite valutazioni sulla base delle quali si concretizzeranno le scelte future in vista della vera campagna elettorale, che – a meno di sorprese – si svolgerà alla scadenza naturale della Legislatura prevista per il 2018. Probabilmente ritornerà in auge il tema della legge elettorale, messo temporaneamente in sordina, anche perché il sistema vigente proporzionale ha potenziato notevolmente i soggetti politici minori che sperano poter entrare in Parlamento anche autonomamente, senza cioè far parte di liste uniche con partiti maggiori.
Il test di giugno, in questo scenario, resta un passaggio importante e delicato.