di Francesco Scolaro
A meno di un mese dalla pausa estiva dei lavori parlamentari, è il Senato il campo principale dove si giocano le partite più importanti della politica italiana.
Mentre l’Aula di Palazzo Madama ha iniziato i lavori sul disegno di legge di riforma della Costituzione, le Commissioni Riunite 10 Industria e 13 Ambiente sono alle prese con il DL Competitività, che nelle intenzioni del Governo dovrebbe avere la capacità di restituire slancio e, per l’appunto, “competitività” al sistema Italia.
Due provvedimenti diversi nella forma e negli obiettivi – il primo ha l’obbligo di guardare al futuro prossimo ma anche a quello remoto, dato che ha il compito di ridisegnare quella che sarà l’architettura istituzionale e costituzionale; il secondo, intervenendo in ambiti prettamente economici attraverso misure a volte anche molto discutibili ma con immediate ricadute finanziarie, guarda al futuro prossimo – ma che sono fondamentali sia sul fronte interno sia sul fronte della credibilità europea e internazionale del nostro Paese.
Il disegno di legge costituzionale deve affrontare e superare un percorso parlamentare aggravato, ex art. 138 della Costituzione (approvazione da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e approvazione a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione, più eventuale referendum finale a conclusione del percorso in Parlamento), il decreto-legge deve invece essere convertito in legge entro 60 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (e quindi entro il 24 agosto) pena la decadenza di tutti i suoi effetti sin dall’inizio (ex tunc).
Per quanto riguarda la revisione costituzionale, il target dichiarato dal Ministro Boschi e dallo stesso Presidente del Consiglio era, fino ad una settimana fa, quello di portare in dote alla riunione straordinaria del Consiglio europeo del 16 luglio il primo “via libera” parlamentare alla “riforma delle riforme”. Obiettivo molto ambizioso, soprattutto alla luce di quello che è stato il clima nel quale si è svolto il lavoro della Commissione Affari costituzionali del Senato, e che non verrà raggiunto.
Contrariamente a quello che il Governo aveva immaginato, il voto finale in Aula del Senato sul testo che modifica profondamente tutta la Parte II della Costituzione Italiana dovrebbe arrivare non prima della metà della prossima settimana (quindi intorno al 23 luglio). Se così fosse, anche il progetto – reso noto dal Ministro Boschi durante lo scorso fine settimana – di giungere all’approvazione anche alla Camera entro Ferragosto sarebbe destinato a rimanere tale. Al di là delle considerazioni sul merito della riforma, che ciascuno è assolutamente libero di fare, trattandosi di un provvedimento così importante sarebbe augurabile (e forse anche saggio) che i lavori della Camera possano svolgersi con la necessaria calma e la giusta profondità, a partire da settembre, senza una forzatura dei tempi che adesso sarebbe inopportuna.
Per quanto concerne invece il DL Competitività, la partita degli emendamenti sarà – salvo improbabili colpi di scena – vera solo al Senato, mentre la Camera si limiterà ad approvare in via definitiva il pacchetto di misure previsto dal Governo e integrato con le modifiche senatoriali.
L’unica partita di cartello che per il momento resta sospesa per lasciare spazio a queste due è quella della nuova legge elettorale: una partita assolutamente non secondaria e strettamente intrecciata a quella della riforma costituzionale. La legge elettorale costituirà un duro banco di prova per la tenuta del patto del Nazareno tra PD e FI e potrebbe diventare anche un test attendibile in grado di verificare la concreta praticabilità della strada del dialogo tra PD e M5S.
Nelle prossime tre settimane, le delicate partite che si giocheranno in Parlamento avranno svolgimenti ed esiti tutt’altro che scontati, ma offriranno in ogni caso un numero di prove sufficienti a fare luce sull’effettiva volontà della politica italiana di provare ad “ammazzare il Gattopardo” e di fornire concrete e tangibili risposte alle sempre più pressanti e numerose istanze di cambiamento.