Ennesima proposta presentata durante un convegno organizzato alla Camera
Si è svolto stamane, nella suggestiva cornice della Sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio, il convegno “Nuova legge elettorale: una proposta per ripartire“, momento pensato come spazio di riflessione sulla miglior forma di regolamentazione della prossima competizione elettorale, discussione che ha preso avvio dalla presentazione di una nuova proposta da parte dell’associazione YouTrend.
Il punto di partenza di Salvatore Borghese, Matteo Cavallaro e Francesco Magni, autori del progetto di riforma, è stato quello di costruire un testo che contenesse ogni elemento ritenuto irrinunciabile dalle varie forze politiche, così da non trovare resistenza ideologica all’approvazione della proposta stessa.
Da qui un mix di previsioni capaci di tutelare le minoranze e consolidare le coalizioni, insieme alla possibilità di concedere all’elettore la libertà di esprimere o meno la preferenza. Nella progetto avanzato dall’associazione, il 50% dei seggi verrebbe attribuito su base uninominale a turno unico, mentre il rimanente 50% utilizzando un metodo proporzionale, con uno sbarramento al 3% dei voti per la Camera e al 4% per il Senato. In un’unica scheda l’elettore potrebbe così esprimere la propria preferenza sia per il collegio uninominale che per la quota proporzionale, garantendo al contempo l’alternanza di genere cara al centrosinistra, con possibilità anche di ricorrere al voto disgiunto.
Sotto la moderazione del capo ufficio stampa della Camera Stefano Menichini, il dibattito ha inoltre registrato gli interventi di Gaetano Quagliariello e Stefano Ceccanti.
L’ex senatore Pd Ceccanti ha ricordato il fine ultimo del voto nelle democrazie parlamentari, che non è tanto scegliere i propri rappresentanti quanto creare un filo di continuità tra gli elettori e la formazione stessa del Governo, passando per la designazione dell’Assemblea rappresentativa. Da qui l’esigenza di una legge elettorale capace di garantire questo continuum.
L’ex ministro Quagliariello, esprimendo un giudizio sostanzialmente positivo sulla proposta, ha invece evidenziato come, nella sentenza della Corte Costituzionale riguardante l’Italicum, sia stato sottolineato che le leggi elettorali dei due rami del Parlamento possono sì essere diverse, ma non incompatibili, trasferendo questa inadeguatezza all’intero sistema. Qualora ciò si verificasse, questo potrebbe essere motivo di incostituzionalità. Da qui l’analisi dei due sistemi adesso in vigore, entrambi derivanti dalle censure della Consulta, che palesano tutta la loro discordanza: la presenza di un premio di maggioranza alla Camera assente in Senato; una legge che vieta le coalizioni alla Camera e un’altra che le incoraggia per Palazzo Madama; un uso limitato delle preferenze a Montecitorio contro una maggiore libertà al Senato; 100 collegi alla Camera e solo 20 per Palazzo Madama, e così via.
Quanto emerso durante il seminario rafforza l’urgenza di ponderare regole chiare ed efficaci, in grado di garantire un ripresa della fiducia degli elettori nei confronti della politica, secondo alcuni sondaggi impietosamente ferma al 3%.