Domenica primo turno delle presidenziali. Indeciso un elettore su tre. Tutti gli scenari del ballottaggio
di Mara Carro
L’effetto dell’attentato terroristico di ieri sera, agli Champs-Elysées, aumenta l’incertezza che già dominava la corsa per l’Eliseo. Come pure era già chiaro che le elezioni presidenziali francesi del 23 aprile, con eventuale secondo turno il 7 maggio, non potranno non avere conseguenze significative oltre i confini nazionali.
Questo voto sarà uno dei quattro previsti per quest’anno in Europa occidentale – dopo quello olandese e prima del voto britannico e tedesco – che daranno forma al futuro dell’Unione Europea (Ue).
Il destino stesso dell’Ue potrebbe dipendere dai risultati delle elezioni presidenziali in Francia, la seconda più grande economia della zona euro e uno dei paesi fondatori dell’Europa unita. Un’eventuale vittoria del candidato del Front National, Marine Le Pen, – la cui principale proposta è quella di tenere un referendum sull’adesione della Francia all’Ue- sarebbe una vera e propria prova di sopravvivenza per il blocco continentale, la cui unità è già stata infranta dalla Brexit.
Fino a due mesi fa sembrava che lo scontro sarebbe stato tutto tra Marine Le Pen e François Fillon, candidato del partito LesRépublicains che ha vinto le primarie del centrodestra francese lo scorso novembre, superando al secondo turno Alain Juppé. Oggi, invece, ci troviamo di fronte ad un’inaspettata corsa a quattro (su 11 candidati), con la prospettiva di una svolta politica storica per la Francia: vedere i candidati dei partiti socialista e repubblicano, che hanno detenuto il potere dalla fondazione della Quinta Repubblica nel 1958, non superare il primo turno.
La candidatura di Fillon è, infatti, stata azzoppata dal Penelopegate, lo scandalo che lo vede accusato dalla Magistratura francese di aver corrisposto alla moglie Penelope un posto di lavoro fittizio e di avere impiegato due dei suoi figli come assistenti parlamentari mentre erano ancora solo studenti. A causa dello scandalo, emerso a gennaio grazie a un’inchiesta del settimanale satirico‘Le Canard enchaîné’, Fillon ha perso molti consensi, tanto che in più occasioni la stampa francese ha parlato della possibilità di un suo ritiro.
L’indebolimento di Fillon è coinciso con il rafforzamento di Emmanuel Macron ,ex banchiere ed ex ministro dell’Economia, dell’Industria e del Digitale, leader di un movimento liberale, En Marche!, da lui fondato nell’aprile 2016 che, insieme alla costante crescita del Fronte Nazionale della Le Pen, ha relegato i partiti tradizionali al livello di attori secondari. Protagonista, nei sondaggi, di un testa a testa con la Le Pen, l’ex ministro di Hollande è stato spesso descritto, erroneamente, dai suoi avversari come una “bolla” che non avrebbe retto alla prova delle urne.
Altro evento storico di questa elezione è la mancata ricandidatura del presidente uscente, François Hollande, per manifesta impopolarità. Hollande, che ha fallito nel ridurre significativamente la disoccupazione e il cui mandato è stato segnato dai gravi attacchi terroristici sul suolo francese, ha toccato i peggiori indici di gradimento per un presidente nella storia moderna francese e, stando ai primissimi sondaggi, non avrebbe superato il primo turno. La sua decisione ha costretto il Partito Socialista a ricercare un nuovo candidato. Le primarie dello scorso gennaio hanno incoronato Benoît Hamon, preferito all’ex primo ministro, Manuel Valls, che ha poi pubblicamente annunciato il suo sostegno per Macron.
Appesantita dall’eredità di Hollande e dopo la defezione di Valls, la candidatura di Hamon non ha mai preso slancio tant’è che il quarto aspirante al secondo turno è Jean-Luc Mélenchon, per molti, il vero leader della sinistra francese e, ad oggi, il politico più popolare in Francia. Mélenchon è candidato per La France insoumise, comprendente il Parti de Gauche formato da Mélenchon stesso nel 2009 e un esteso panorama di formazioni dell’area della Sinistra radicale, dell’ecologismo e della società civile.
Migrazione e sicurezza sono stati i temi più trattati durante la campagna presidenziale ma c’è poca differenza nelle proposte dei candidati. La maggior parte promette di aumentare la spesa per la sicurezza e la difesa nazionale, come pure i poteri delle forze di sicurezza e introdurre leggi più restrittive in materia di immigrazione.
Le principali differenze ideologiche tra i candidati si presentano nelle loro proposte economiche. I candidati centristi e di centro-destra si concentrano sulla necessità di deregolamentare e liberalizzare l’economia francese, mentre i candidati nazionalisti e di sinistra propongono un aumento del protezionismo e della spesa pubblica.
Riguardo alla politica estera, Le Pen è estremamente critica sulla Ue e vorrebbe vedere la Francia ripristinare la piena sovranità nazionale. Fillon sostiene l’adesione della Francia all’Ue ma ritiene che Parigi dovrebbe riappropriarsi di alcuni poteri ceduti a Bruxelles. Adesione con riserva anche per Mélenchon, che propone la “disobbedienza ai trattati europei per porre fine alle politiche di austerità”. Macron è, invece, l’europeista più convinto tra i candidati.
La Russia è un argomento altrettanto divisivo. Il Fron tchiede la fine delle sanzioni imposte a Mosca sulla scia della crisi ucraina. Fillon ha messo in guardia contro l’isolamento della Russia. Macron ha accusato Mosca di interferire con la sua campagna elettorale ed è a favore al mantenimento delle sanzioni.
Con un elettore su tre ancora indeciso sul chi votare non è da escludere un risultato a sorpresa. Ecco alcuni possibili scenari:
Macron – Le Pen, il risultato più probabile dall’inizio di febbraio che segnerebbe un cambiamento epocale nel panorama politico francese e un cambiamento sistemico nella politica europea in direzioni diametralmente opposte. I sondaggi assegnano la vittoria a Macron.
Fillon – Le Pen era dato, fino alla fine di gennaio, come il risultato più probabile. Ora i sondaggi danno Fillon al terzo o addirittura al quarto posto, a causa dello scandalo che lo ha coinvolto. Fillon ha parzialmente recuperato e i sondaggisti non escludono una possibile rimonta all’ultimo minuto. Anche qui la Le Pen è data come perdente.
Macron – Fillon. La grande sorpresa qui sarebbe il fallimento della Le Pen, oltre a quello dei sondaggisti. L’elettorato di Macron è il più volatile di tutti e anche se i sondaggi lo danno vincente su Fillon, non sono da escludersi sorprese.
Melenchon – Le Pen. Questo sarebbe il più grande shock per l’Ue, con due candidati euroscettici, ai poli opposti dello spettro politico francese.
Per i sondaggi, Mélenchon batterebbe la Le Pen ed eventualmente anche Fillon, ma perderebbe contro Macron.
Le elezioni presidenziali potrebbero tuttavia anche non risultare l’elezione più importante in Francia quest’anno. Molto del profilo del prossimo presidente francese, se sarà un ‘governante’ o un presidente senza governo, lo stabiliranno infatti le elezioni legislative per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale che si terranno l’11 e il 18 giugno.