L’ex ministro di Hollande e la leader del Front National al ballottaggio del 7 maggio. Fuori dalla corsa socialisti e gollisti
Come ipotizzato dalla gran parte dei sondaggi della vigilia, saranno Emmanuel Macron e Marine Le Pen a giocarsi la presidenza della Repubblica francese al ballottaggio del prossimo 7 maggio.
Il leader del movimento En Marche! e la presidente del Front National, infatti, sono stati infatti i candidati più votati nel primo turno celebratosi nella giornata di ieri, eliminando dalla corsa gli altri concorrenti in lizza per l’Eliseo: su tutti, il gollista François Fillon, il “populista di sinistra” Jean-Luc Melenchon e il socialista Benoit Hamon.
Nonostante il risultato rispecchi le previsioni delle ultime settimane (in tal senso, l’attentato agli Champs-Elysées di pochi giorni fa non pare aver influito sull’esito elettorale), rappresenta tuttavia uno stravolgimento pressoché epocale per la vita politica della Francia. Per la prima volta nell’era della Quinta Repubblica (iniziata nel 1958), non sarà un esponente del Partito Socialista o del centrodestra gollista a occupare la massima carica dello Stato transalpino, alla quale accederà invece o il leader di una formazione fondata circa un anno fa, e priva di connotazioni ideologiche, o la portabandiera dell’estrema destra francese ed europea.
In particolar modo, l’esito del primo turno rappresenta un’autentica umiliazione per i socialisti, il cui quinto posto è indubbiamente dovuto al giudizio molto negativo espresso dai francesi sui cinque anni di governo di François Hollande, che con una scelta senza precedenti aveva rinunciato a correre per un secondo mandato. Per di più, il gran numero di parlamentari e ministri che hanno deciso di appoggiare da subito Macron, facendo mancare il loro sostegno al candidato ufficiale Hamon, potrebbe mettere a rischio l’unità e la tenuta del Ps.
Le due settimane di campagna che precederanno il ballottaggio si aprono con un Emmanuel Macron in posizione di chiaro vantaggio. Il trentanovenne ex ministro dell’Economia ha già ottenuto l’appoggio in chiave anti Le Pen dei più autorevoli esponenti delle forze politiche “repubblicane”, e continuerà a puntare sulla sua capacità di attrarre voti in modo trasversale e sull’abilità nel proporre un cambiamento rassicurante (basti pensare al suo forte europeismo).
Ciò nonostante, sui risultati finali molto peserà il fattore astensione, considerando anche che il voto del 7 maggio si celebrerà il giorno prima di una Festa nazionale, nonché il comportamento degli elettori di Fillon e Melenchon, non così vicini alle posizioni di Macron, tanto che risulta senz’altro prematuro parlare di una partita già chiusa.
In ultima istanza, non va dimenticato che l’11 e il 18 giugno si terranno le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale francese, in occasione delle quali peserà l’organizzazione territoriale delle forze politiche. Organizzazione che di certo manca a En Marche!, e che non è il punto di forza (a eccezione di casi limitati) del Front National. In altri termini, è probabile che il prossimo inquilino dell’Eliseo si troverà, nell’arco di qualche settimana, a fare i conti con una maggioranza parlamentare più o meno ostile.