Ancora in coda nelle classifiche europee. Breve cronistoria e cause dei ritardi
Danimarca prima, Italia venticinquesima su ventotto Paesi: no, non stiamo parlando di una classifica calcistica ma del rapporto della Commissione Europea in cui annualmente si analizzano le performance digitali dei 28 paesi membri della UE.
Al punteggio che colloca l’Italia nei bassifondi del ranking europeo si arriva mettendo insieme oltre 30 indicatori, l’Unione Europea poi riassume i risultati in cinque categorie: connettività; competenze digitali; propensione all’uso dei servizi digitali; integrazione delle tecnologie digitali nel business; digitalizzazione dei pubblici servizi.
In particolare, l’Italia è penultima nell’utilizzo generale di internet (anche a causa dell’età media molto elevata della popolazione) e mostra ampie carenze nel settore della connettività. Proprio con l’obiettivo di colmare il gap con gli altri paesi europei, è nata l’Agenda Digitale Italiana.
Tutto nasce il 19 ottobre del 2012 con il decreto legislativo Crescita 2.0 che diventa legge dello Stato. Nel 2013 si interviene all’interno del cosiddetto Decreto del Fare (in particolare rispetto agli incentivi per le PMI che investono in ambito ICT). Con la legge di stabilità del 2015 vengono previste una serie di interventi soprattutto in ambito di Giustizia, Sanità e Fisco.
Il 2015 rappresenta l’anno della svolta, il Governo approva i documenti “Strategia Italiana per la Banda Ultralarga” e “Strategia Italiana per la Crescita Digitale”con cui si impegna ad adottare una serie di misure per favorire la diffusione della banda larga. Al tempo stesso vengono previste una serie di azioni per rendere digitali i rapporti delle aziende e dei cittadini con la pubblica amministrazione, aiutare e stimolare la nascita di aziende innovative e digitalizzare i processi.
Nel 2016 poi – sulla base della legge delega di riforma della pubblica amministrazione – il Governo approva, il decreto legislativo per le modifiche del Codice dell’Amministrazione digitale (CAD) e il decreto che introduce i principi del Foia (Freedom Of Information Act).
Gli ultimi cinque dunque, sono stati anni intensi dal punto di vista della proliferazione normativa e della programmazione strategica. Dovranno seguire anni di effettiva attuazione delle misure introdotte. Il Piano Banda Larga, ad esempio che (nella versione originaria) prevedeva di concludere la copertura banda larga entro il 2014 è ancora in via di completamento, ed è previsto il raggiungimento dei target europei entro il 2020. In alcuni altri ambiti sono state intraprese iniziative significative: si pensi al Piano Scuola Digitale, avviato nell’ottobre del 2015 dal MIUR articolato in 35 differenti linee di azione.
Tanto è stato fatto, ma non basta. La complessità dei ritardi accumulati negli anni, l’ingorgo dei decreti attuativi e i tantissimi interventi richiesti oltre a una governance frammentata hanno rallentato la diffusione dell’Agenda Digitale. Ed è per questo che anche nel 2017, rimaniamo in coda alle classifiche Europee.