Con il voto in autunno, la riforma del Codice Penale e altri testi potrebbero non vedere la luce. Ecco il punto della situazione
Nel corso delle ultime ore, di fronte all’avvicinarsi delle elezioni anticipate, sta iniziando a farsi spazio nel dibattito pubblico un argomento che potrebbe minare ancor di più la credibilità dei partiti agli occhi dei cittadini: il rischio che vari provvedimenti attesi da tempo rimangano lettera morta in caso di fine improvvisa della Legislatura. I temi affrontati da questi Disegni di legge che potrebbero non essere mai approvati spaziano dalle liberalizzazioni all’ambiente, dalla giustizia alle banche, fino ai diritti civili. Visto il loro numero (se non ci fossimo limitati ai più noti, i casi sarebbero aumentati), è opportuno procedere con ordine.
Partendo dai provvedimenti in sospeso alla Camera, in primis vanno segnalati due Ddl da noi più volte seguiti nelle settimane scorse: il Concorrenza e la proposta di istituzione di una Commissione d’inchiesta sulle banche. Per quanto riguarda il primo, è ora all’attenzione delle Commissioni Finanze e Attività Produttive, dove ha avuto inizio con lentezza la sua terza lettura parlamentare. Il testo, infatti, continua a scontare l’assenza di unità nella maggioranza (emersa nei suoi due anni di permanenza a Palazzo Madama), nonché il braccio di ferro tra Matteo Renzi e Carlo Calenda. Considerato che per la conclusione del suo iter sarà necessario il ritorno al Senato, una conclusione della Legislatura a inizio luglio ne renderebbe certo l’affossamento. Sul versante della Commissione sul sistema bancario, il Disegno di legge è in attesa di iniziare il suo cammino in Aula, ma l’ingorgo di provvedimenti in calendario rende difficile capire se e quando verrà inserito nel programma dei lavori. Inoltre, quand’anche il provvedimento venisse licenziato in via definitiva (a condizione che i deputati non modifichino la versione approvata dai senatori) il poco tempo a disposizione condizionerebbe l’attività d’inchiesta.
Rimanendo a Montecitorio, sollevano interrogativi in ambito giudiziario le sorti della riforma del Codice Penale e dell’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano. Nel primo caso, la revisione delle norme su prescrizione, intercettazioni e durata dei processi attende di essere discussa in Assemblea. Sulla riforma, fortemente sostenuta dal ministro Andrea Orlando, pesano tuttavia le differenti sensibilità tra Pd e Alternativa popolare, tanto che il Guardasigilli ha di recente affermato che solo la fiducia potrebbe mettere in sicurezza il via libera finale. Dal lato del Ddl Tortura, dopo due anni di discussione a Palazzo Madama il provvedimento è potuto tornare nella seconda metà di maggio alla Camera, per la sua quarta lettura complessiva. Tenuti in considerazione i precedenti, non appare scontato che prima la Commissione Giustizia e poi l’Aula affrontino in poco tempo il testo.
In ultima istanza, non può non essere ricordato che l’Assemblea deve ancora finire di votare gli articoli del Disegno di legge sulle aree protette, dopo aver interrotto le votazioni nell’arco della settimana scorsa. Stanti le numerose modifiche apportate dai deputati, il nuovo assetto del sistema dei parchi dovrà tornare all’attenzione dei senatori, con l’incognita binario morto sempre in agguato.
Spostandoci al Senato, la situazione non si prospetta molto diversa. In primo luogo, presenta sempre meno certezze il futuro delle norme in materia di cittadinanza e Codice Antimafia. Forse per il clamore suscitato da alcuni editoriali, la Capigruppo di Palazzo Madama ha fissato rispettivamente per martedì 13 e giovedì 15 giugno l’avvio dell’esame dei testi in Aula. Tuttavia, dal momento che sia l’introduzione dello ius soli che l’estensione delle sanzioni contro i beni mafiosi giacciono a Palazzo Madama dall’autunno 2015, entrambi i dossier dovranno superare ostacoli rilevanti (ostruzionismo su tutti) prima di poter essere chiusi.
Meritano infine una menzione i Ddl su biotestamento e consumo del suolo. Sulle “Disposizioni anticipate di trattamento” la Commissione Sanità ha condotto audizioni per tutto il mese di maggio (nell’aprile scorso era arrivato l’ok di Montecitorio), e da una parte delle opposizioni già sono arrivate richieste di non accelerare l’iter del provvedimento, in modo da avere il tempo necessario per riflettere sul tema. Tempo, che in caso di scioglimento anticipato delle Camere ovviamente non ci sarebbe più. Per quanto concerne le misure sul riuso di suolo edificato, invece, le Commissioni Ambiente e Agricoltura hanno messo in stand-by il testo, poiché la sua discussione (in seconda lettura) risulta in corso da più di un anno.
Dall’elenco fin qui riportato, dunque, emerge chiaro come non manchino le opportunità per portare a termine la Legislatura senza che il Parlamento possa “tirare a campare”. Di conseguenza, se tutti i principali partiti (a cominciare dal Pd che esprime il premier) hanno scelto di puntare sulle elezioni anticipate, è evidente che non sono le esigenze dei cittadini a muoverli, ma i loro calcoli in termini di consenso legati alla prospettiva delle urne.