Perde la maggioranza che, al momento, non hanno né i conservatori né i laburisti. Governo di coalizione? Ma quale?
La Gran Bretagna si è risvegliata, a un passo dall’inizio dei negoziati per il Brexit, con un hung parliament, come preannunciato dagli exit poll, una situazione ‘sospesa’ in cui nessuno degli schieramenti ha la maggioranza necessaria per governare. Le vicende politiche nostrane sono avvezze a questa possibilità, mentre in Regno Unito accade di rado, ma è evidente che quello di Theresa May nel richiedere elezioni anticipate, con la convinzione di ottenere più consenso, sembra essere stato un enorme errore di valutazione.
Lo spoglio che si sta concludendo in queste ore vede i conservatori conquistare fra i 316 e i 320 seggi (molti meno di quelli che ci si aspettava; ne avevano 330, la maggioranza assoluta è di 326), mentre i laburisti dovrebbero attestarsi fra i 261 e i 264 seggi, molti più del previsto. Tanto è dipeso dalle rispettive campagne elettorali, specie quella particolarmente efficace di Jeremy Corbyn, il leader laburista, una figura controversa che, però, è riuscita a ridare lustro al partito, fino a far vacillare il Primo Ministro. Lo scorso 20 Maggio Theresa May in un tweet aveva dichiarato che si sarebbe dimessa se anche solo avesse perso 6 seggi, lasciando tutto nelle mani di Jeremy Corbyn.
Analizzando ora i possibili scenari davvero imprevedibili che questa situazione lascia avanzare, May ha dichiarato di non avere nessuna intenzione di dimettersi. Ciò che conta è che il Paese sia sicuro, protetto, in mani forti, è questa è una delle risposte delle leadership al terrorismo – due attentati in un mese, rispettivamente a Londra e Manchester – non solo in Occidente (vedi il caso della Turchia). La Gran Bretagna non può permettersi di dimostrarsi debole, nel caos, anche se lo fosse. Quanto durerà ancora in carica? Riuscirà a formare (e come) le coalizioni necessarie entro il 13 giugno, data della prima riunione del Parlamento? Come si arginerà la possibilità di andare a nuove elezioni in agosto?
È tutto da vedere, ma un altro dato significativo rispetto alla tendenza globale, è la totale sparizione di Ukip (Partito Per l’Indipendenza del Regno Unito) che non ha preso neppure un seggio, confermando il fatto che il Paese è basato ancora su un bipolarismo abbastanza classico, in assenza di populismo, in cui una sinistra determinata come quella guidata da Corbyn ha vinto pur avendo perso. Cresciuti, invece, i Liberal Democratici, che però continuano ad affermare di non voler far parte di alcuna coalizione, cosa che rende ancora più difficile anche l’opzione di un governo di minoranza a guida laburista col supporto del Partito Nazionale Scozzese.