Hanno capito che il problema non è il costo del lavoro. Evitare una vendita spezzatino. Audizione al Senato
Il problema di Alitalia non è il costo del lavoro: su questo punto sono d’accordo tutte le sigle sindacali di settore che sono state ascoltate oggi in audizione alla commissione Lavori Pubblici del Senato, da tempo al lavoro sulla crisi della compagnia nazionale. Altro elemento su cui tutti sono d’accordo è il buon lavoro svolto in questo primo periodo dai Commissari di Alitalia, capaci di aggredire in maniera corretta il problema.
“Il costo del lavoro in questa azienda non è il problema, il problema di Alitalia sta da un’altra parte”, ha esordito Claudio Tarlazzi, segretario generale Uil Trasporti. A sostegno della sua tesi, Tarlazzi presenta anche i dati sul costo del lavoro comparati con Lufthansa: costi al “17% del totale per Alitalia, contro il 26% della compagnia tedesca”. Secondo Emiliano Fiorentino, segretario nazionale Fit-Cisl, il problema è che “il costo del lavoro di Alitalia viene paragonato a quelle delle low cost e non delle grandi compagnie”.
Secondo Tarlazzi, il problema di Alitalia “sono i sovracosti e la scarsa capacità di produrre ricavi”. Punto da cui stanno partendo i commissari, che stanno valutando i “costi sopprimibili”. Motivo per cui il segretario della Uil Trasporti si dice ottimista che “l’azienda possa ritrovare il proprio equilibrio economico e finanziario in tempi ristretti”.
Tutte le organizzazioni sindacali intervenute hanno lodato il lavoro dei Commissari. “Oggi siamo di fronte a dei Commissari che stanno facendo egregiamente il loro lavoro, hanno ridotto costi importanti, hanno rivisto contratti importanti e hanno deciso di ripartire guardando i costi di malfunzionamento dell’azienda per poi vedere in ultimo il costo del personale”, spiega Fiorentino. Soddisfatto anche Francesco Alfonsi, segretario nazionale Ugl trasporto aereo, secondo cui “stanno portando avanti una verifica profonda”.
L’azienda, secondo Tarlazzi, è “sana”, ma è stata “gestita male” negli anni. Proprio per questo, secondo Nino Cortorillo, segretario nazionale Filt-Cgil, il punto non è “far risorgere la compagnia di bandiera che ormai non esiste più, ma dare al Paese una compagnia di interesse nazionale: tutti i Paesi ce l’hanno, che sia in parte privata o meno”. Per approfondire quello che è successo in passato, Massimo Muccioli, presidente Anpav (Associazione nazionale professionale assistenti di volo), propone la costituzione di una commissione d’inchiesta: “Sarebbe l’unico modo per capire cosa è accaduto e per evitare che succeda di nuovo”.
Per quanto riguarda la vendita della compagnia, secondo i sindacati si deve assolutamente “evitare lo spezzatino e vendere l’azienda nella sua interezza”. Il timore è che si guardi ad Alitalia “non come una azienda da far sviluppare ma si guardi all’Italia come luogo in cui investire nel settore”, stando alle parole del segretario della Ugl Alfonsi. Lo stesso Alfonsi, così come Stefano De Carlo, Anpac (Associazione nazionale professionale aviazione civile), spera quindi in offerte che arrivino da oltreoceano e soprattutto da Cina e Nord America.
In ogni caso, punto essenziale è “ragionare sulle regole del Paese che devono disciplinare il settore”. Secondo Fiorentino, “bisogna partire dalle tariffe aeroportuali uguali per tutti, dando regole a chi lavora in Italia facendo in modo che paghi le tasse come tutte le altre aziende italiane”.