Quel che conta, alla fine, è la crescita del Paese. Convegno M5S alla Camera
di LabParlamento
C’è una via per mettere sotto controllo il debito pubblico e renderlo sostenibile: quel che conta infatti non è tanto il suo valore assoluto, quanto il rapporto con la ricchezza e la crescita. Una vera riconversione economica può condurre a quell’aumento della produttività che è decisivo per migliorare il denominatore e, quindi, per alleggerire il nostro stock. Questo il tema centrale del convegno “The Italian public debt in the eurozone”, organizzato stamane dal M5S alla Camera e patrocinato da Montecitorio, con la partecipazione di studiosi italiani e internazionali e il saluto iniziale del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio.
Tra le articolazioni del dibattito, la migliore strategia di rientro nel rapporto debito/Pil, un’analisi delle inefficienze dell’Eurozona e la fragilità della architettura della moneta unica. Ancora: la moneta fiscale quale compromesso di fronte al problema della sovranità monetaria delegata al livello sovranazionale. Infine, le possibili reazioni dei mercati di fronte ai vari scenari.
Presenti, tra gli altri, Jochen Andritzky, segretario generale del Consiglio di esperti economici della Germania che con il banchiere ed economista Rainer Masera e il celebre editorialista del Financial Times, Wolfgang Munchau, hanno parlato dell’incrocio tra debiti pubblici, guai bancari ed economia reale. Heiner Flassbeck, docente all’Università di Amburgo ed ex consulente del ministero delle Finanze tedesco, si è occupato invece dell’andamento delle diverse economie dell’Eurozona, confrontandosi, tra gli altri, con Brigitte Granville, della Queen Mary University of London School of Business Management. Tra gli italiani, hanno partecipato Marcello Minenna, docente alla Bocconi e alla London graduate School of Mathematical Finance, Gennaro Zezza, dell’Università di Cassino e Alberto Bagnai. Tavola rotonda conclusiva dedicata alla visione della comunità finanziaria, presente, tra gli altri, Meyrick Chapman, portfolio manager di Elliott.
Per tornare al punto iniziale, la strada migliore per rendere più sostenibile la nostra esposizione appare dunque quella di agire sul denominatore del rapporto debito/Pil, ossia sulla crescita. Le direttrici da perseguire? Rilancio del welfare pubblico, politiche di qualità e sicurezza del lavoro, forme universali di sostegno al reddito, ripensamento del sistema fiscale e investimenti produttivi mirati su missioni precise che favoriscano la conversione del sistema. Bisogna uscire dal dualismo Stato-mercato per pensare a uno Stato che crei il mercato, che potenzi la ricerca di base e spinga pure i privati a investire per generare produttività e valore aggiunto. Paradossalmente, fare deficit “buono” aiuta a ridurre il debito.
Dunque, serve una discussione profonda in sede europea sulle regole che riguardano il consolidamento dei conti e sui margini di spesa in seno alle stesse regole attuali. Una discussione che si dovrà portare sul tavolo della Commissione Ue e dei partner continentali.