Nel mirino i dipendenti delle imprese. È uno dei nodi della proposta del Parlamento europeo all’esame della Camera. Audizione di Giampaolo Parodi (Mingiustizia)
Prosegue a ritmi serrati, presso la Commissione Attività produttive di Montecitorio, l’esame della proposta di Direttiva del Parlamento europeo finalizzata a rafforzare ruolo, poteri e competenze delle singole autorità antitrust degli Stati membri.
Colmare le lacune presenti nell’attuale normativa sulla concorrenza appare, infatti, un’esigenza non più rinviabile dal legislatore comunitario che, nei mesi scorsi, ha promosso la Direttiva COM (2017) 142 con l’intento di ravvicinare le singole norme nazionali in tema di diritto antitrust.
Per fare un buon lavoro, però, è necessario approfondire la materia, studiarla a fondo e comprenderla al meglio, soprattutto in previsione della portata che tale provvedimento avrà sul mercato interno all’Unione. È questo, in definitiva, il senso degli incontri della Commissione Attività produttive che, dall’inizio del mese, ha già ascoltato, in più tappe, le rappresentanze di imprenditori e consumatori, per cogliere da loro le prime impressioni sul testo al centro del dibattito.
Ieri, invece, è stato il turno del Vice Capo dell’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, il prof. Giampaolo Parodi, grande conoscitore della macchina giuridica pubblica (è docente di diritto all’Università di Pavia), chiamato due anni fa dal Ministro Orlando a ricoprire questo ruolo nevralgico all’interno del dicastero di via Arenula.
Tra le pieghe di un testo molto complesso il Prof. Parodi, ha posto l’attenzione su alcune criticità della Direttiva in rapporto al vigente diritto nazionale e, in particolare, su tre aspetti particolarmente innovativi introdotti dal provvedimento comunitario e che difficilmente possono coniugarsi con l’architettura del nostro sistema legislativo.
Le maggiori riflessioni, per cominciare, sono state sviluppate intorno alla possibilità per l’Autorità antitrust di poter accedere alle private abitazioni degli amministratori, direttori e altri membri del personale delle imprese, se vi è il sospetto che tra le mura domestiche siano conservati libri o altri documenti connessi all’azienda e utili all’istruttoria. In tale ambito, la tutela del domicilio, garantita dalla Costituzione, verrebbe messa a dura prova.
Fino a dove è lecito spingersi, dunque, per tutelare la concorrenza? L’interrogativo è quanto mai attuale. Nel calderone delle ispezioni potrebbe finire, infatti, di tutto: appunti personali, il carteggio dei legali dell’azienda, con la conseguente compromissione del diritto alla difesa, fino alle mail non ancora lette e il cui contenuto è ancora ignoto. La ricerca di un delicato punto di equilibrio spetta al legislatore, chiamato a trovare una soluzione che sappia contemperare le diverse anime del diritto patrio.
Continuando nella disamina, il Prof. Parodi ha posto l’accento sulla disciplina delle ammende previste nella nuova Direttiva, soprattutto in relazione al c.d. “regime premiale” delle sanzioni: sconti per i manager che collaborano alle indagini, sino al punto da porli al riparo da qualsiasi sanzione penale correlata all’infrazione amministrativa. Troppo per il dicastero guidato da Orlando che, per bocca di Parodi, ha invitato ad omettere lo sconto penale, stimolando così il Parlamento a trovare una maggiore coerenza sistematica, oltre che un’attenta valutazione di opportunità politico-legislativa.
Non ultima, la previsione della responsabilità diretta delle associazioni imprenditoriali in caso di mancato pagamento delle sanzioni da parte dell’azienda. Chi e cosa sono le associazioni imprenditoriali, nel nostro ordinamento, non è dato saperlo. Tale categoria nel diritto interno è, infatti, piuttosto indeterminata e, non essendo disciplinata dalla legge, non pochi potrebbero essere i problemi applicativi di tale previsione.
Lo scioglimento di questi dubbi paiono essere, dunque, i compiti per le vacanze dei deputati che, se al ritorno dalla pausa estiva non avranno ancora le idee chiare, rischieranno di far marciare l’Italia ad un suono diverso da quell’unico tamburo chiamato Bruxelles.