La vigilanza bancaria, lo sanno tutti, non è esente da colpe. Però Renzi poteva muoversi con più cautela. E ora ha tutti contro, però…
di S.D.C.
“Mossa eversiva”? Sono in molti che all’indomani della mozione PD contro Bankitalia/Visco hanno usato questo termine per bollare senza attenuanti l’iniziativa. Di qui, un sostanziale accerchiamento al segretario del partito, Matteo Renzi, primo ispiratore della stessa con intervento del Quirinale, malumore crescente nel Governo, divisioni all’interno dello stesso PD, fuoco di fila della maggioranza delle opposizioni, dure critiche dai principali commentatori. In sintesi: un autogol bello e buono.
A ben vedere e provando a ragionare più oggettivamente, correndo magari il rischio di andare in parte controcorrente, non si può tuttavia non sottolineare qualche altro aspetto che fa parte del mosaico e che, sebbene non giustifichi l’errore politico sostanziale, ne può attenuare però gli effetti. A cominciare dal fatto che non bisogna dimenticare mai che siamo una Repubblica parlamentare. Ovvero: non si può scandalizzarsi affatto che, in Parlamento, sia stata presentata una mozione che osa criticare la vigilanza di Bankitalia. E’ vero, insomma, che la procedura di nomina del Governatore assegna a Governo e Quirinale i ruoli istituzionalmente preposti al relativo iter ma sarebbe davvero mettere la testa sotto la sabbia se si ignorasse che il Governo è retto da una maggioranza parlamentare cui risponde e che, oltretutto, da qualche settimana c’è al lavoro proprio un’apposita Commissione di inchiesta sulle banche cui non a caso lo stesso Ignazio Visco si è rivolto sua sponte nelle ultime ore per consegnare documenti e sollecitare di essere audito.
Che poi la cronaca anche non troppo recente potesse giustificare una presa di posizione nel senso di sollecitare un cambio di passo, parliamo della vigilanza bancaria, è altro argomento difficilmente smontabile. Troppe le crisi degli ultimi anni, troppo violente, troppo causa di interventi di aggiustamento costosi per la collettività a fronte di perdite gravissime per i cittadini il più delle volte determinate da conclamate azioni di raggiro, segnatamente nel caso di persone anziane e comunque impossibilitate a comprendere i documenti firmati. Una situazione, questa, che al momento non registra invece alcuna proposta di intervento. La vigilanza dell’istituto di emissione essendo da sempre assidua però burocraticamente complessa ed evidentemente carente se poi i fatti sono accaduti. Intendiamoci, qui non si parla del Governatore bensì dell’Istituto e della sua organizzazione interna.
Un quadro delicato, naturalmente, data la terzietà di Bankitalia, che però anche in passato ha dato luogo a vicende che hanno riempito le vicende quotidiane (leggi Paolo Baffi e soprattutto Antonio Fazio costretto alle dimissioni nel 2005) spingendo non a caso ad eliminare il senza limite di mandato per una investitura che dura sei anni, rinnovabile per una sola volta.
Insomma, da una parte vorremmo smussare i toni da “lesa maestà” affibbiati all’iniziativa renziana perché da uomini di mondo sappiamo tutti bene che questo automatico rinnovo dell’attuale Governatore copre, di fatto, il rischio che avrebbe comportato una sua sostituzione. Ovvero lasciar intendere che egli sia stato in qualche modo parte di una sorta di “insufficiente” vigilanza nei periodi indicati, con i risultati che sappiamo. Del tipo: scegliamo il male minore, specie sotto fibrillazioni elettorali. Dall’altra, non si possono allo stesso tempo non segnalare gli errori nei modi e nei tempi della decisione del PD. Presa a pochi giorni dalla scadenza del mandato, sembra senza informare il Governo tantomeno il Quirinale. Qui gioca più l’irruenza renziana che il più delle volte scatta da motivazioni condivisibili per poi realizzarsi in un’ottica di rottamazione vecchia maniera in campi, come questi, tanto felpati e silenziosi che, al contrario, indurrebbero ad una grande cautela. Anche per via dell’occhio sempre vigile dei mercati.
Ora tutti s’interrogano su come se ne uscirà. Tempo del resto assai poco, a meno di una proroga altamente sconsigliabile. Un Visco confermato resterebbe comunque molto indebolito. Un Visco avvicendato sconfesserebbe i suoi sostenitori. Il vero “spariglio” sarebbe un passo indietro del Governatore che, del resto, in passato sembra avesse manifestato l’intenzione di non ricandidarsi salvo il caldo convincimento a restare per le ragioni appena dette. L’arrivo, specie se interno, di un nuovo personaggio magari più giovane inaugurerebbe invece un confronto forse più produttivo e pacato sulle modifiche da apportare, rapidamente, alla vigilanza.