Dal Senato via libera definitivo al sistema misto maggioritario-proporzionale. Ecco le novità principali della riforma
A distanza di due settimane dal primo via libera alla Camera, il Senato ha approvato poco fa in via definitiva con 214 sì (frutto dell’asse Pd-Forza Italia-Ap-Lega Nord-verdiniani), 61 no e 2 astenuti il Rosatellum 2.0, al termine di due giornate di tensione dovute alla decisione del Governo di ricorrere, anche a Palazzo Madama, alla fiducia per blindare l’approvazione del provvedimento.
Dal momento che la legge elettorale ispirata dal capogruppo dem a Montecitorio Ettore Rosato disciplinerà le Politiche che si terranno a inizio 2018, è a questo punto opportuno ricapitolare brevemente i principali contenuti della riforma.
Il Rosatellum 2.0 si presenta come un sistema misto maggioritario-proporzionale, in cui il 36% dei seggi di Camera e Senato verranno assegnati tramite collegi uninominali e il rimanente 64% con un riparto dei voti basato su listini bloccati di candidati. Nel dettaglio, nella quota uninominale saranno eletti 232 deputati e 116 senatori, ai quali “basterà” ottenere più consensi dei diretti avversari per sbarcare in Parlamento. Per quanto riguarda il comparto proporzionale, sono invece previste delle soglie di sbarramento che liste e coalizioni dovranno superare per ottenere rappresentanti nei collegi plurinominali (in ognuno di questi saranno nominati dai 3 agli 8 parlamentari): per i singoli partiti sarà necessario ottenere almeno il 3% dei voti, mentre le alleanze dovranno conquistare il 10% delle preferenze su scala nazionale, con l’ulteriore possibilità, a Palazzo Madama, di accedere al riparto dei seggi laddove una o più liste raggiungano il 20% in una singola regione. Le formazioni che sceglieranno di allearsi con altri partiti saranno tenute a presentare candidati unitari nei collegi uninominali, sebbene ognuna di esse potrà presentare il proprio programma e indicare un “capo della forza politica” distinto dalle liste collegate.
In base alla legge appena votata, per gli elettori non sarà possibile il voto disgiunto tra collegi e listini proporzionali, che saranno riportati in un’unica scheda. Nessun esponente potrà prendere parte a più di una competizione uninominale, mentre saranno possibili candidature multiple (fino a un massimo di 5) nella quota plurinominale. Spetterà al Governo, per mezzo di un Decreto legislativo da emanare nell’arco dei prossimi 30 giorni, tracciare le circoscrizioni e i collegi elettorali in cui verrà diviso l’intero territorio italiano. Inoltre, nella composizione delle liste nessuno dei due generi potrà superare il 60% del totale dei candidati.
Dunque, l’accordo tra la maggioranza e una parte delle opposizioni sul Rosatellum 2.0 ha superato in circa un mese la prova dell’esame parlamentare, cui aveva invece ceduto il patto ben più ampio che, nello scorso giugno, aveva portato al tentativo di approvare un sistema proporzionale alla tedesca. Tuttavia, oltre a sancire l’entrata nella dirittura d’arrivo per la Legislatura (salvo sorprese, l’approvazione della Legge di bilancio a dicembre sarà l’ultimo atto dell’attuale Parlamento), l’ok definitivo alla legge elettorale porterà con sé una serie di strascichi che aumenteranno le difficoltà per i Gruppi che sostengono l’Esecutivo guidato da Paolo Gentiloni. Com’era prevedibile, la scelta di porre di nuovo la fiducia sulla riforma ha difatti provocato la rottura definitiva tra Partito democratico e Mdp, non certo una notizia positiva per il centrosinistra.