Verso il recepimento della Direttiva sui pagamenti elettronici. Ma la prossima sfida sarà rendere etica la finanza elettronica
Come sarà la banca del futuro? Sembra un claim pubblicitario ma, invece, è questa la principale domanda che negli ultimi tempi aleggia nell’ambiente politico italiano e nell’intero mondo del credito.
Potrà un robot individuare con certezza il nostro profilo e proporci il migliore investimento possibile? Anche l’Italia dirà addio al contante e massimizzerà l’uso dei pagamenti elettronici come già accade in Svezia, dove anche la questua in chiesa si fa con lo smartphone?
È sotto gli occhi di tutti, ormai, come gli operatori finanziari del nostro paese stanno diversificando i propri servizi, orientandoli sempre di più verso il «fintech», ovvero l’insieme delle prestazioni economico-finanziarie digitali. Anche la politica, non volendo arrivare seconda, ha già da tempo acceso un faro su questa nuova rivoluzione economica, avviando un’indagine conoscitiva sulle tematiche relative all’impatto della tecnologia sul settore finanziario, creditizio e assicurativo, incontrando esperti del settore in modo da comprendere cosa ci attende. Mercoledì, ad esempio, in Commissione finanze alla Camera, sarà la volta del Presidente dell’Antitrust Pitruzzella.
Robo-advisory, blockchain e pagamenti elettronici. Al momento sono questi gli argomenti più cool a Montecitorio. La robotizzazione della consulenza, grazie allo sfruttamento dei big data, vedrà tramontare la figura dell’operatore finanziario a favore dell’intelligenza artificiale. Anche per questo le tre autorità di vigilanza europea (EBA, ESMA ed EIOPA), non indifferenti al tema, hanno pubblicato un Discussion paper sull’automazione della finanza, nel quale vengono esaminati i benefici ma anche i rischi legati all’automazione nella consulenza finanziaria. La tecnologia blockchain, ancora, permetterà di disintermediare tutte le transazioni in criptovalute effettuate sulla rete (prime fra tutte quelle in bitcoin), rischiando però di ridurre i controlli oggi esistenti in tema di riciclaggio grazie alla gestione accentrata delle informazioni effettuata dalle banche tradizionali.
Non ultimo, in un quadro profondamente digitalizzato, il filone dei pagamenti elettronici, la cui rapida crescita del numero di transazioni, non solo tramite il tradizionale “POS”, ma anche (e forse soprattutto) tramite i dispositivi mobili e, in generale, la rete internet, ha rimesso in discussione il quadro di regole attuali.
È anche per questo che si guarda con attenzione al calendario istituzionale. È iniziato, infatti, il conto alla rovescia per il recepimento, nell’ordinamento nazionale, della Direttiva (UE) 2015/2366 (c.d. direttiva sui servizi di pagamento, PSD2), grazie alla quale vengono stabilite regole armoniche in tutto il territorio dell’Unione europea in modo da promuovere lo sviluppo di un mercato interno dei pagamenti al dettaglio efficiente, sicuro e competitivo, rafforzando parallelamente la tutela dei consumatori, spingendo l’innovazione e aumentando il livello di sicurezza dei servizi di e-payment.
Il punto di partenza del legislatore europeo è dato dall’importanza di sviluppare un mercato interno integrato per i pagamenti elettronici, elemento essenziale al fine di sostenere la crescita dell’economia dell’intera Unione e garantire, nel contempo, che consumatori, commercianti e imprese possano disporre di servizi di pagamento sicuri e trasparenti in modo da trarre il massimo vantaggio dall’economia digitale.
La materia, indubbiamente, è piuttosto complessa. Consapevole degli impatti sul sistema, grazie ad una rara sensibilità istituzionale, il Ministero dell’economia ha dato vita, l’estate scorsa, ad una consultazione tra tutti gli operatori del settore, chiedendo un parere sulle modifiche da apportare a diversi atti legislativi tutt’ora vigenti ma che verranno presto resi desueti dalle innovazioni contenute nella Direttiva, non ultimo il Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia. La Consultazione, conclusasi lo scorso31 luglio, ha raccolto diversi contributi, tutti attentamente analizzati e trasfusi nella proposta finale posta all’attenzione del Governo.
Intanto, come da prassi, la delega legislativa al Governo per l’attuazione della direttiva era stata prevista all’interno della legge di delegazione europea 2015, con un termine ultimo di esercizio fissato al 16 settembre 2017. Fiato sul collo dei membri dell’esecutivo, dunque. Il termine di recepimento della direttiva (UE) 2015/2366/UE, infatti, è stato fissato da Bruxelles al 13 gennaio 2018.
Ed è così che, quasi sul gong, lo scorso 14 settembre il Consiglio dei ministri, guidato dal premier Paolo Gentiloni, ha avviato l’esame preliminare dello schema di Decreto legislativo di recepimento, non solo della citata Direttiva, ma anche delle nuove misure di adeguamento delle disposizioni interne maggiormente coerenti con quanto richiesto dal Regolamento (UE) n.751/2015, relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate su carta. Cuore del Regolamento è quello di fornire le giuste misure ai singoli Paesi dell’Unione in modo da accelerare ulteriormente la realizzazione di un effettivo mercato integrato dei pagamenti digitali. L’esito finale dei due provvedimenti è atteso, verosimilmente, entro fine anno, dopo che le commissioni parlamentari competenti per materia avranno dato il loro parere.
Questi primi tasselli normativi sembrano, dunque, soltanto l’inizio di una nuova era economico-finanziaria che, però, pare tutt’ora concentrata soltanto sui benefici offerti dalle nuove tecnologie, dimenticandosi che il progresso è sostenibile soltanto se a tali misure saranno affiancate previsioni idonee a proteggere i dati personali, i diritti digitali e gli standard etici dei titolari dei borsellini elettronici.