Il primo punta a chi si asterrebbe; la seconda si ritaglia una “terza via” nel Centrodestra. Entrambi con l’occhio al post-voto
di LabParlamento
Pietro Grasso si prende la Sinistra. Georgia Meloni prova a ritagliarsi una “terza via” tra Salvini e Berlusconi. In entrambi i casi, un dato comune più esplicito nel primo caso ma affatto sotterraneo pure nel secondo: ci sono altri due “voti utili” per le urne, oltre a quelli sottolineati finora quotidianamente da Silvio Berlusconi (contro il grillismo) e Matteo Renzi (contro i “populismi”) ovvero quelli della nuova coalizione nata ieri, a Roma, nel nome dell’attuale presidente del Senato e di Fratelli d’Italia che, per il suo Congresso, tenutosi nella stessa giornata, non a caso ha scelto di dotarsi di un nuovo simbolo.
Per “Liberi e Uguali”, il nome che unisce sotto la stessa bandiera Mdp, Si e Possibile, si tratta, si sostiene, di recuperare soprattutto i voti di quanti si sono rifugiati nell’astensionismo a fronte di quella che si reputa la svolta “centrista” del PD renziano. Senza rinunciare a strizzare l’occhio a coloro che, anche oggi, restano diffidenti sulla politica del Nazareno e potrebbero ancora smarcarsi. Chiedendo il contributo e l’appoggio della società civile. Per Fdi c’è invece in ballo l’evoluzione definitiva dal partito della destra storica ad un movimento più aperto, moderato e trasversale, che si candida al Governo del Paese. E che cerca di farsi naturale mediatore, con una maggiore visibilità rispetto ad oggi, tra i due estremi di una coalizione (FI e Lega) nella quale nessuno può fare a meno dell’altro senza perdere tutto. Sia per Grasso e che per Meloni, tuttavia, l’obiettivo concreto resta quello di poter “contare”, da fronti opposti, nel dopo voto se, come pare facile, non ci sarà una maggioranza definita.
Passando in estrema sintesi alla cronaca, «siamo qui, culture e persone diverse, ma tutti uniti per difendere principi e valori in cui crediamo», ha detto tra l’altro il presidente del Senato, Pietro Grasso, all’assemblea romana dei 1.500 delegati (più militanti e ospiti) della nuova forza di sinistra (sul palco tre vele di colore giallo, blu e rosso, su un maxischermo accanto alla scritta: “C’è una nuova proposta”). «Serve un’alternativa e allora tocca noi offrire una nuova casa a chi non si sente rappresentato, difendere principi e valori che rischiano di perdersi, su lavoro, scuola, diritti e doveri. Tasse più giuste e progressive, una vera parità di genere. Per tutto questo io ci sono» ha aggiunto. «Con noi ci sarà una discontinuità nella politica e nel modo di raccontarla: lancio un appello ai ragazzi, prendete in mano il vostro destino». «La politica è un bene comune che va curato ogni giorno. Io e voi abbiamo la testarda convinzione che in questo momento deve prevalere lo spirito di servizio, la volontà di partecipare a qualcosa più grande di noi, la generosità di parlare a un pezzo di Paese che si è allontanato che si astiene». L’unico voto utile è chi costruisce speranze portando in Parlamento i bisogni e le richieste della metà d’Italia che non vota. E’ questo il voto utile», ha concluso.
«Appello ai patrioti» invece a Trieste, la città eletta dalla destra a simbolo del patriottismo in occasione della seconda assise nazionale nel corso della quale Fratelli d’Italia ha lanciato la corsa verso il 2018, con Giorgia Meloni che chiede chiarezza agli alleati e si candida alla guida del centrodestra “per salvare l’Italia dal declino”. Meloni, confermata per acclamazione presidente, dice a margine che l’«incontro con Salvini e Berlusconi ci sarà presto». Non ci saranno candidati ufficiali per la guida dell’alleanza, aggiunge: «La candidata di Fdi sono io. Fdi è la terza via tra Berlusconi e Salvini: non si vince al centro imbarcando di tutto», ammonisce subito dopo. In platea non ci sono ospiti di rango: assenti i leader della destra europea e degli alleati, cui Fdi non risparmia critiche. «Le coalizioni non si fanno sul niente – incalza – e a noi interessano concretezza e coerenza: vogliamo un programma che dica “prima gli italiani” e chiediamo chiarezza a chi pensa che la Merkel sia un’alleata e a chi stenta a ragionare sull’unità d’Italia». Infine, la presidente non manca di fare un accenno a Giorgio Almirante, «un leader moderno».