Come si temeva, i partiti stanno usando la Commissione per impostare la campagna elettorale. E non è finita qui…
Dopo poco più di un mese di audizioni, si sono avverate le previsioni pessimistiche sui lavori della Commissione d’inchiesta sulle banche. Com’era lecito attendersi, i principali partiti hanno fin qui sfruttato la ricostruzione dei crack di Mps, Veneto Banca, Popolare di Vicenza e Banca Etruria per impostare le strategie da seguire nell’imminente campagna per le elezioni Politiche: il Partito Democratico puntando il dito sulle mancanze di Consob e Bankitalia (in continuità con la mozione “anti Visco” dello scorso ottobre), l’M5S e altre forze di opposizione riportando alla luce i legami del Pd renziano (Maria Elena Boschi in testa) con l’istituto di Arezzo.
Se la vicinanza alla fine della Legislatura lasciava immaginare che la Commissione non avrebbe avuto il tempo di fare luce su dissesti che hanno danneggiato migliaia di risparmiatori, lo spettacolo finora offerto dalla bicamerale d’inchiesta ha tuttavia superato in negativo le attese e il rischio è che il “peggio” debba ancora venire. Difatti, giovedì 14 dicembre verrà ascoltato il presidente della Consob Giuseppe Vegas e il giorno seguente sarà il turno di Ignazio Visco, per quello che si annuncia come un autentico “assedio” a via Nazionale. La Commissione presieduta da Pierferdinando Casini dovrebbe poi ospitare il ministro Pier Carlo Padoan, e nelle prossime ore dovrebbe decidere sulla convocazione dell’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni (dopo sette mesi, è infatti tornata in auge la rivelazione di Ferruccio de Bortoli sulla presunta richiesta di acquisizione di Banca Etruria avanzata al manager dall’allora ministra Boschi).
In base alla legge istitutiva approvata a giugno, il compito dei venti deputati e venti senatori membri dell’indagine doveva essere quello di verificare gli effetti della crisi economico-finanziaria sulle banche italiane e approfondire le modalità di gestione degli istituti caduti in dissesto o che avessero ricevuto fondi pubblici. Di certo, tra gli obiettivi non figuravano né la scelta dei testimoni in base alle convenienze elettorali dei partiti, né tantomeno l’apertura di polemiche in grado di scatenare cortocircuiti istituzionali (fino a non molti giorni fa non era esclusa l’audizione del governatore della Bce Mario Draghi, in relazione ai suoi anni alla guida di Palazzo Koch) al solo fine di orientare le cronache.
In altri termini, la Commissione d’inchiesta sulle banche si sta rivelando un’ulteriore occasione persa dalla politica per dimostrarsi in sintonia con i cittadini colpiti dalle difficoltà economiche degli ultimi anni, e se la tendenza dei lavori non dovesse invertirsi l’auspicio è che lo scioglimento delle Camere intervenga quanto prima a chiudere un capitolo aperto con modi e toni sbagliati.