Rubrica a cura del dott. Ciro Amendola, direttore della Gazzetta Ufficiale, meticoloso burocrate uscito dalla penna del costituzionalista-romanziere Alfonso Celotto, che si è divertito a raccogliere e a spiegare le sigle più astruse della Pubblica Amministrazione.
La burocrazia ama le sigle. Le sigle amano la burocrazia.
“Ai sensi e per gli effetti della legge n. 1 del 1990 e smi”
Ma che significano quelle tre lettere all’apparenza cosi insignificanti che troviamo spesso nei riferimenti normativi?
“Successive Modificazioni e Integrazioni”: tre lettere che nascondono tutta la catena degli intrecci e delle sovrapposizioni normative, tutta la stratificazione della legislazione italiana, tutta la complessità di un sistema di 190.000 atti legislativi, in cui il dott. Amendola è uno dei pochi che sa districarsi.
Apparentemente è un rinvio di stile, quasi dovuto, per indicare che una legge ha subito novelle e integrazioni. Sembra un rinvio senza valore normativo e invece…
Basta raccontare un caso, collegato alla doppia pubblicazione delle leggi in Raccolta Ufficiale e Gazzetta Ufficiale.
Ovviamente, un caso vero.
Si tratta della quantificazione della tassa per l’occupazione di spazi pubblici. La tariffa era stabilita dall’art. 198, primo comma, del Testo unico 14 settembre 1931, n. 1175 in lire 0,50 a metro lineare. Poi intervenne il decreto legislativo luogotenenziale 8 marzo 1945, n. 62, a quadruplicarla. Nel 1952, l’art. 39, primo comma, della legge 2 luglio 1952, n. 703 dispose che venisse aumentata di quaranta volte.
Ecco il problema:
- il testo del 1952 pubblicato in Gazzetta ufficiale disponeva che “la tariffa massima di cui all’art. 198 del testo unico 14 settembre 1931, n. 1175, e al decreto ministeriale 26 febbraio 1933, concernente le norme provvisorie aggiunte di applicazione dello stesso testo unico in materia di tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche é aumentata di 40 volte”;
- il testo pubblicato nella Raccolta ufficiale prevedeva, invece: “la tariffa massima di cui all’art. 198 del testo unico 14 settembre 1931, n. 1175, e successive modificazioni e al decreto ministeriale 26 febbraio 1933, concernente le norme provvisorie aggiunte di applicazione dello stesso testo unico in materia di tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche é aumentata di 40 volte”.
Apparentemente testi identici.
E invece nel testo della Raccolta c’era un “e successive modificazioni” in più. Aggiunta non irrilevante!
Non irrilevante, perché l’aumento della tariffa se basato soltanto sulla legge del 1931 era di 40 volte su lire 0,50. Se invece basato anche sulle successive modificazioni della tariffa del 1931, comprendeva anche l’aumento del 1945, per cui era 40 volte su lire 2, cioè lire 0,50 aumentata di 4 volte.
Quindi se si applicava un testo la tassa era di 20 lire a metro lineare. Se si applicava l’altro, grazie al richiamo “smi” la era di 80 lire a metro lineare.
Questione seria. Tanto seria che arrivò addirittura alla Corte costituzionale, la quale finì con il dichiarare incostituzionale la legge del 1952.
Tutto per tre lettere, smi, all’apparenza quasi insignificanti. Quasi.