Il prof. Francesco Pastore (Università di Napoli) commenta con LabParlamento gli ultimi dati sui conti economici territoriali
di Valentina Magri
“L’innovazione può salvare il Mezzogiorno. Le nuove tecnologie potrebbero anche essere una grande occasione. Mi piace che il governo e alcune Regioni cerchino di salvare il salvabile della nostra industria e farla innovare piuttosto che chiuderla, poiché c’è comunque tanta cultura industriale anche nel Sud che non va dispersa chiudendo le imprese troppo facilmente.”. Ne è convinto Francesco Pastore, professore di Economia Politica, Economia del Lavoro ed Econometria Applicata al Dipartimento di Giurisprudenza della Seconda Università degli studi di Napoli, research fellow dell’IZA di Bonn, Segretario della Associazione Italiana degli Economisti del Lavoro (AIEL) e membro del comitato direttivo dell’Associazione Italiana per lo studio dei Sistemi Economici Comparati. LabParlamento ha chiesto la sua opinione sul persistente divario tra Nord e Sud Italia che emerge dai conti economici territoriali diffusi mercoledì scorso dall’Istat.
Il primo dato dell’Istat che balza all’occhio è il Pil pro-capite: nel Sud Italia è pari a 18,2mila euro, inferiore del 44,2% rispetto a quello del Centro-Nord. Quali sono le cause principali del divario?
“In estrema sintesi, la minore produttività del Mezzogiorno è il risultato di un’economia che ha un forte ritardo infrastrutturale. Il Mezzogiorno avrebbe bisogno di investire in infrastrutture sia materiali che immateriali. Metterei tutti gli incentivi assieme per costruire grandi opere pubbliche di cui il Mezzogiorno ha bisogno. Una novità importante è quella dell’attuale Ministro per lo sviluppo economico e del suo staff di prevedere piani di salvataggio alle tante imprese in crisi solo se accoppiati a innovazioni importanti della produzione. Ho intitolato un mio saggio sui divari fra Mezzogiorno e resto del paese: Primum vivere, deinde philosophari.”
Un altro dato interessante riguarda Milano, che è risultata la provincia con il livello di valore aggiunto per abitante più elevato, pari a 45,7 mila euro, seguita da Bolzano con 37,4 mila. Milano è quindi la locomotiva l’Italia?
“Questa immagine è più che mai viva e attuale. Milano raccoglie oltre il 90% degli investimenti dall’estero, è sede di importanti istituzioni finanziarie, ospita la parte più vitale dell’industria italiana, che resta una delle più importanti in Europa e nel mondo, nonostante la crisi. Inoltre, credo che gli industriali lombardi stiano un po’ cambiando: non sono più quelli di una volta tutti proiettati nelle loro imprese, ma capiscono l’importanza di svolgere un ruolo di propulsione all’innovazione e allo sviluppo dell’intero paese. Promuovere lo sviluppo del paese aiuta anche l’industria lombarda. Il referendum mi sembra abbia dimostrato che qualcosa sta cambiando nella filosofia dei lombardi”.
La Calabria vanta tre tristi primati: è prima per economia illegale e sommersa, ultima sia per occupazione, sia per reddito da lavoro per occupato dipendente. Qual è il suo parere?
“Purtroppo mercato grigio e nero sono ancora la spina dorsale del Mezzogiorno, ma da meridionale ho la sensazione che oggi nessuno più consideri la mafia invincibile. Ci sono tanti segni: gli arresti di tutti i mafiosi più noti e le continue rivolte delle imprese sane e dei cittadini contro estorsioni e malavita. Io credo che bisognerebbe investire per portare tutti i bambini del Sud a scuola per sottrarli all’illegalità. Ho lanciato la proposta di una borsa di studio mensile, anche di 100 euro, per i bambini appartenenti alle famiglie più povere. Lo Stato che torna ad avere un volto amico per i più deboli, ad aiutarli, ma in cambio di qualcosa, della propria consapevolezza e del proprio senso di responsabilità. Sarebbe la salvezza per il paese e per quei giovani lasciati a se stessi.”
In conclusione, quali politiche dovrebbe attuare il prossimo Governo per colmare il divario tra Nord e Sud Italia?
“Ritornerei a chiedere all’Europa più flessibilità per grandi progetti di investimento e di infrastrutturazione, sia materiale che immateriale. Il Mezzogiorno ha bisogno in primo luogo di essere messo alla pari delle altre regioni, ma anche degli altri paesi più avanzati in termini di investimenti pubblici. Ne ha bisogno tutto il paese. La TAV non può fermarsi a Salerno. Poi il Mezzogiorno ha bisogno di innovazione, ma non calata dall’alto, bensì di una cultura dell’innovazione diffusa nella popolazione. L’innovazione è creatività e di creatività i meridionali ne hanno tanta. Occorre solo saperla indirizzare nella direzione giusta. Mi piacciono alcuni aspetti del piano industria 4.0, laddove si parla di istituti tecnici superiori, dottorati industriali, integrazione fra istituzioni scolastiche ed universitarie, da un lato, e mondo del lavoro dall’altro. L’innovazione nasce dal connubio fra conoscenze teoriche e competenze formate sul posto di lavoro. Questo serve non solo al Nord, ma anche al Mezzogiorno.”