La battaglia contro il Covid-19 potrebbe essere ad una svolta, e tutto grazie alla tecnologia. A darne l’annuncio VoiceMed, una giovane startup italiana che, nei giorni scorsi, ha presentato VoiceMed One, un’applicazione per smartphone in grado, con un semplice colpo di tosse, di verificare la positività (o meno) di un soggetto al Covid-19.
Il funzionamento dell’App si basa sulla speciale vibrazione del colpo di tosse: in presenza del virus, infatti, la vibrazione è differente, e tale flessione viene prontamente captata dall’algoritmo di VoiceMed One, cosa indistinguibile invece all’orecchio umano.
Seppur ancora da affinare, VoiceMed One si propone come valida alternativa al classico tampone, meno invasivo delle stecchette nel naso, più rapido (il risultato è fornito in un minuto) e, soprattutto, molto più economico (1 euro rispetto ai 15 euro di un tampone classico). Al momento, però, l’accuratezza di questo nuovo strumento è di circa sette volte su dieci, fattore che non rende ancora possibile riconoscere gli asintomatici in maniera sicura rispetto alle tradizionali tecniche.
I vantaggi di tale impiego dell’Intelligenza artificiale sono indubbi: questo test, una volta messo a punto, sarà in grado di realizzare screening su larga scala, non invasivi, in tempo reale e distribuibili istantaneamente, così da aumentare gli attuali approcci nel contenimento della diffusione del Covid-19.
Al di là dell’esperimento tricolore, la frontiera dell’uso di algoritmi incentrati nel riconoscimento della presenza del Coronavirus è in rapida espansione. Proprio nelle settimane scorse, in argomento, l’IEEE Journal of Engineering in Medicine and Biology, ha riportato un’interessantissima ricerca proprio sull’uso dell’Intelligenza artificiale applicata al riconoscimento delle variazioni delle onde sonore della tosse nella ricerca del virus.
Il modello creato dal Massachusetts Institute of Technology, e chiamato Open Voice, si basa su un algoritmo addestrato per mezzo di una nutrita raccolta di “colpi di tosse” da infetti da Covid-19 tra aprile e maggio 2020. Da questi dati è stata creata una grande audioteca contenente i suoni di più di 5.000 malati. Successivamente, il tutto è stato dato in pasto all’Intelligenza artificiale che, grazie ai c.d. estrattori di funzionalità di biomarcatori acustici, è adesso capace di distinguere un malato da un sano soltanto “ascoltando” la sua tosse tramite smartphone. Negli infetti, il modello così creato è capace di raggiungere una sensibilità del 98,5%, mentre nei soggetti asintomatici raggiunge una sensibilità del 100%.
Ma la tecnologia sanitaria vede già oltre e gli scienziati stanno già sperimentando un algoritmo basato su biomarcatori del linguaggio capace, in un prossimo futuro, di scovare per tempo le prime generazioni neurali dovute all’Alzheimer. Se davvero ci riusciranno si potrà affermare, con sicurezza, che questa sarà davvero una scoperta “indimenticabile”.