Difficile per chi ha convissuto parte della vita di un uomo che è scomparso esprimere un giudizio sereno ed imparziale. Non appare opportuno schierarsi né con i celebratori né con i denigratori.
Il Presidente Giorgio Napolitano è stato un solerte servitore dello Stato, ed ha esercitato la politica, improntando la sua opera al decoro ed alla dignità delle funzioni e degli incarichi ricoperti. Era un comunista con una visione non ostile al mondo liberale, probabilmente è stato un mediatore nelle fasi di più acuta frizione fra la DC ed il PCI.
L’omaggio reso da Papa Francesco non è casuale ed è un messaggio chiaro di quale sia stato il contributo del politico comunista alla storia di questo paese. All’atto della rielezione a Presidente della Repubblica, nella diretta a colori del discorso al Parlamento, tirò fuori con coraggio tutto il suo sdegno di uomo di un’Italia in bianco e nero (Prima Repubblica) che pur nello scontro più aspro non perdeva di vista il superiore interesse nazionale. Quel discorso ha probabilmente decretato la patologia della Seconda Repubblica, crisi confermata dal doppio mandato all’attuale Presidente Mattarella.
La saggezza delegata a chi ha il peso degli anni e dell’immacolato curriculum, da parte di forze politiche incapaci di individuare un nuovo garante della Costituzione ogni sette anni, segna drammaticamente l’incapacità di scegliere degli eletti al Parlamento e palesa l’arte di rimandare, lucrando sul tirare a campare. Per l’uomo comunista deve essere stato durissimo farsi carico di quello che era e purtroppo è un passaggio della storia politica italiana troppo opaco per dare vita ad una programmazione e ad una visione della Nazione.
Criticarlo oggi è ingiusto. Chi non seppe scegliere allora ha dovuto accettare i governi tecnici che sono una iattura per la politica, ma tengono a galla la barca e questo è un merito del Presidente Napolitano. Il ruolo del Presidente della Repubblica nelle crisi di governo è costituzionalmente tracciato e l’allora Presidente ha sempre dato perfetta esecuzione al dettato costituzionale. E’ un esercizio semplicistico criticare i governi tecnici, censurando le scelte del Presidente della Repubblica, furono i partiti di allora a non scegliere ed un governo si doveva pur fare. Semmai è più criticabile ciò che è avvenuto dopo, una serie di governi cerniera ostinandosi a non delegare all’unico sovrano in una repubblica, il popolo elettore.
Oggi l’Italia perde l’ennesimo testimone della Repubblica Italiana, un uomo che ha visto la Costituzione nascere e ne ha assorbito l’intima essenza, indirizzando la sua opera nel seguire il solco dei costituenti, avendo ben presente cosa può accadere ad affrontare il mare aperto senza una rotta precisa ed un porto di arrivo. È da mani pulite che questo paese è alla deriva, si sono perduti i punti di riferimento, moltissimi hanno perduto l’essenza della politica.
Mani pulite poteva avere l’effetto dei cambiamenti rivoluzionari che in altri paesi portano al caos od a dittature più o meno palesi, la Costituzione ed il Presidente della Repubblica hanno tenuto insieme le istituzioni, forse con interventi non felici o non graditi, ma se non siamo scivolati nel caos lo dobbiamo proprio all’idea dei costituenti ed a quella figura terza con un mandato ben più lungo della durata delle Camere per consentire un presidio fisso.
Proprio nella patologia della politica e nella necessità del doppio mandato per gli ultimi due Presidenti della Repubblica si scorge la saggezza dei costituenti. Il plauso della Nazione allo scomparso si accompagna all’applauso che sempre registra l’attuale Presidente Mattarella in un continuum del popolo elettore che percepisce l’autorevolezza della Presidenza della Repubblica e di chi la rappresenta e l’importanza di ritrovarci sotto il Tricolore come popolo fieri di essere rappresentati dal Presidente della Repubblica.
L’Italia oggi perde, con il sollievo di aver goduto del suo servizio, un difensore della Nazione e della Costituzione.