A cura dell’avvocato Teresa Lopardo*
A Palazzo Chigi a margine degli incontri con le parti sociali tenuti dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, restano sul tavolo svariate richieste di agricoltori ed artigiani che rivendicano interventi urgenti per evitare l’ulteriore aggravamento della situazione complessiva dei rispettivi comparti.
Coldiretti chiede l’eliminazione dei vincoli burocratici che rallentano le assunzioni degli stagionali; Cia ritiene fondamentale l’estensione del credito d’imposta per l’acquisto del gasolio al fine di arginare il caro carburante; Confartigianato si esprime sul valore del Bonus 200 euro considerato dalla stessa rappresentanza preminente rispetto alla misura del taglio dell’IVA sui beni alimentari e di supporto alle famiglie in difficoltà, auspicando l’estensione della misura a tutti gli autonomi, con contestuale abbassamento a 25mila euro della soglia reddituale per la sua concessione.
Altro tema discusso dalle organizzazioni datoriali è il ritardo sull’approvazione del decreto flussi per l’assunzione a settembre di 130mila lavoratori stagionali ed il decreto siccità contenente risorse finanziarie atte a garantire agli agricoltori misure di aiuto, prevenzione e compensazione rispetto alle eccezionali avversità causate dall’emergenza idrica.
La situazione italiana è drammatica, si registrano nel periodo ben 2 gradi di temperatura media in più rispetto agli ultimi anni ed il 60% di precipitazioni in meno. Per la Coldiretti, i danni da siccità potrebbero arrivare a 6 miliardi di euro, bruciando il 10% del valore della produzione agricola nazionale. Sulla stessa linea anche la Cia – Agricoltori italiani: “partendo da un valore aggiunto per il settore di 34 miliardi annui, c’è il rischio di veder sfumato il 10% del Pil del comparto”.
Il conto delle perdite è salato, la siccità ha colpito prevalentemente Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna dov’è concentrata il 90% della produzione italiana, in particolare per quanto concerne riso e mais.
Le alte temperature ed il crollo del raccolto impattano anche sulle stalle: le mucche stanno producendo fino al 20% di latte in meno contro il consumo di ben 140 litri di acqua al giorno rispetto ai 70 dei periodi meno bollenti. Per il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, un aiuto alle famiglie potrebbe essere rappresentato dal taglio del costo del lavoro e la corresponsione della relativa cifra direttamente nella busta paga dei dipendenti che avrebbero, pertanto, maggiore capacità di spesa.
Sul fronte della forza lavoro, secondo i dati forniti dal Ministero del Lavoro al 13 giugno scorso, rispetto ai 42mila lavoratori stagionali previsti dal decreto flussi 2021, i nulla osta consegnati sono stati solo 4.878 e 556 i visti di soggiorno. Nelle ultime settimane, grazie alle semplificazioni apportate dal decreto legge n. 73 del 21 giugno, volte a velocizzare tempi ed adempimenti per il rilascio dei nulla osta, anche se a macchia di leopardo, la situazione è migliorata, infatti, secondo la stima di Coldiretti si è giunti all’assunzione di 10mila stagionali, i quali hanno iniziato a lavorare nelle campagne dove i prodotti agricoli salvati dalla siccità rischiano di rimanere in campo proprio per la grave carenza di manodopera di cui soffre il settore agricolo insieme a quello turistico, e ciò a causa di problemi strutturali, aspetti contrattuali ed altri più specificatamente legati a normative esistenti e di sussidi di vari titolo, con particolare riferimento al Reddito di cittadinanza.
La Ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, a seguito delle numerose domande (circa 99mila) presentate al click day del Decreto Flussi del 1° febbraio 2022, aveva ipotizzato quote ancora più elevate da inserire in un nuovo decreto nel 2022 che, a causa della recente crisi politica italiana, sembra ormai scomparso dall’agenda del Governo insieme all’atteso piano di emergenza siccità.
L’esecutivo aveva previsto per settembre, attraverso il nuovo decreto flussi 2022, l’assunzione di 130mila lavoratori stagionali tra i comparti del turismo e dell’agricoltura, e stanziato 36,5 milioni di euro in favore dei territori maggiormente colpiti dalla siccità: ma cosa succederà ora che il Governo Draghi si avvia al proprio anticipato epilogo?
L’attuale stallo politico non dovrebbe bloccare le misure messe in campo per dare sostegno alle imprese agricole impattate dalla siccità e dai rincari energetici né le misure strutturali che interessano il comparto: si era infatti prossimi all’attuazione del bando del Pnrr per l’agrivoltaico che avrebbe permesso l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo e del bando attuativo sul digestato per consentire agli agricoltori italiani di disporre di una sostanza fertilizzante 100% naturale considerando, tra l’altro, che la crisi Russo–Ucraina ha causato un aumento del 250% dei prezzi dei concimi. Tanti i ristori accantonati per gli agricoltori, ma ora chi si assumerà la responsabilità di decidere?
A seguito della crisi il Governo resta in carica per il disbrigo degli affari correnti potendo assicurare continuità amministrativa attraverso l’adozione di atti urgenti o atti dovuti, con l’auspicio che possa dimostrare un forte senso di responsabilità scongiurando il rischio di un mancato raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, che per il settore agroalimentare che valgono 5,7 miliardi di euro, o per evitare rallentamenti nella definizione dei Piani strategici nazionali necessari all’attuazione della futura Pac all’inizio del 2023 così come precedentemente pianificato.
*Studio Viglione-Libretti & Partners