Giovedì 26 agosto un violento attentato è stato compiuto all’aeroporto di Kabul, provocando la morte di civili, talebani e militari statunitensi. Quasi 200 le persone rimaste uccise.
L’attentato era tutt’altro che inaspettato, visto che le intelligence occidentali avevano messo in guardia sulla possibilità di attacchi proprio all’aeroporto, dove ormai da diversi giorni erano in corso le evacuazioni degli stranieri e degli afghani.
Il responsabile dell’attentato è l’ISIS-K (o ISKP), una divisione dell’ISIS, che agisce nella provincia del Khorasan, di cui anche anche gli analisti sapevano ben poco prima del tragico attacco.
Una cosa è sicura, in questa situazione di incertezza e transizione politica in Afghanistan, l’irrompere del terrorismo islamico rappresenta una minaccia non solo per gli Stati Uniti e per i suoi alleati, ma anche e soprattutto per gli stessi talebani.
Quest’ultimi stanno provando a dare una nuova immagine di sé agli occhi della comunità internazionale e l’ultima cosa che vogliono in questo momento è avere a che fare con l’instabilità provocata dagli attentati. D’altronde, il rapporto tra talebani e ISIS non è mai stato ottimale, e sebbene entrambi i movimenti sono da inserire all’interno della variegata galassia del fondamentalismo sunnita, l’ISIS-K in questa delicata fase rappresenta un vero problema per i talebani.
Ecco, dunque, che sembra del tutto plausibile la collaborazione tra l’intelligence statunitense e quella talebana per sventare ulteriori attentati. Nella notte tra venerdì 27 e sabato 28 agosto un drone statunitense ha colpito e ucciso alcuni membri dell’ISIS-K che avevano progettato l’attacco all’aeroporto e che, secondo quanto riportato dagli Stati Uniti, erano pronti a colpire di nuovo.
La prima rappresaglia statunitense ha, dunque, colpito obiettivi definiti “di alto livello” ma ha fatto registrare anche la morte di alcuni civili. Purtroppo sembrano essere nove i civili afghani morti nel raid, di cui sei erano bambini.
Inoltre, nelle prime ore del 30 agosto le forze statunitensi hanno intercettato almeno 5 razzi lanciati contro l’aeroporto di Kabul. Il sistema di difesa antimissilistico piazzato dagli americani ha funzionato. Anche in questo caso l’ISIS ha rivendicato l’attacco. Non ci sono state vittime né feriti.
Lunedì 31 agosto, come già da tempo annunciato, l’ultimo aereo militare statunitense ha lasciato Kabul, terminando così un’occupazione che durava venti anni, ma che non è riuscita a sconfiggere i talebani, ora tornati al potere come lo erano nel 2001. Il presidente Biden ha comunque confermato che, anche se la presenza delle truppe americane verrà a mancare, la lotta al terrorismo continuerà.
Il presidente Macron aveva proposto di creare una “safe zone” sotto il controllo delle Nazioni Unite per consentire il proseguimento delle operazioni umanitarie a Kabul. In realtà, il Consiglio di Sicurezza ONU ha adottato una risoluzione che chiede ai talebani di onorare gli impegni presi e di permettere alle persone munite di documenti di lasciare l’Afghanistan liberamente.
Per il momento dunque niente “safe zone” ma il tentativo di provare a responsabilizzare gli studenti coranici e vedere fino anche punto possono essere considerati interlocutori affidabili.