L’Autorità Antitrust in audizione alla Camera. “Il 5G è alla base delle future smart city, dell’Internet of things, della competitività internazionale dell’Italia. Perché funzioni serve un quadro normativo chiaro, stabile e condiviso. Principio ‘laico’ verso accordi tra grandi player. Importante la ripresa del DL sul golden power”
L’Italia ha bisogno di una “rapida ed efficace transizione al sistema 5G”.
E’ il messaggio (o l’appello) inviato, senza troppi giri di parole, dal Segretario generale dell’Autorità per la Concorrenza, Filippo Arena, in occasione di una audizione presso la Commissione infrastrutture della Camera dei Deputati.
Lo sviluppo di questa tecnologia è infatti alla base delle nuove “smart city”, dell’Internet of things, ma più in generale è la base della rivoluzione competitiva del sistema Paese e del riposizionamento a livello internazionale.
L’Italia è partita in anticipo rispetto agli altri, ma una serie di problemi successivi stanno mettendo a rischio il vantaggio competitivo derivante da questo avvio.
In primis, l’Agcm ha segnalato la “frammentazione normativa” presente soprattutto a livello locale e gli ostacoli alla posa dei nuovi impianti sempre da parte degli Enti locali.
La solita storia del “Nimby” (Not In My Back Yard – cioè, letteralmente, non nel mio cortile) insomma.
Rimanendo però sul fronte “normativo”, l’aspetto principale evidenziato dall’Avv. Arena è stato quello riferito alla necessità di creare un quadro normativo chiaro, stabile e condiviso. Questo perché è fondamentale dare certezze agli operatori che sono e saranno chiamati a prevedere investimenti importanti.
In questo senso, per esempio, l’Agcm ha auspicato la ripresa del decreto – legge sul cosiddetto “golden power” non convertito a luglio, al fine di avere una norma chiara in materia di accordi con aziende extra Ue.
Il governo Conte si è tempestivamente attivato su questo fronte e, nel Consiglio dei Ministri del 19 settembre, ha approvato alcune modifiche alla disciplina del golden power, per attivare una serie di ulteriori misure a tutela e protezione di asset ed infrastrutture poco protette.
Sul fronte della concorrenza, invece, dati gli ingenti investimenti necessari per la realizzazione delle reti, l’Autorità ha sdoganato la possibilità di prevedere nuovi accordi fra player diversi (come quello di network sharing fra Tim e Vodafone), evidenziando che “adotterà un approccio laico in questo senso”, richiamando come esempio di tale approccio la chiusura con impegni del caso FlashFiber, la joint venture fra Tim e Fastweb per la banda larga.
Insomma, l’Autorità non sarebbe contraria a priori a nuove collaborazioni tra player di mercato, a condizione che tali collaborazioni siano indirizzate ad abbattere i costi ed accelerare la diffusione del 5G.
Nell’ambito dell’audizione dell’Agcm ha trovato spazio anche il tema della ‘net neutrality’, la neutralità della rete. “In Italia abbiamo un Regolamento del 2015, che detta in modo molto equilibrato le regole per la gestione della rete. Il punto è uno: non è possibile dare la preferenza alla trasmissione dei dati sulla rete sulla base di argomentazioni puramente economiche– ha detto il Segretario generale dell’Agcm – “Le distinzioni che possono essere fatte hanno a che vedere invece con oggettive diversità del servizio che deve essere reso, e quindi l’accesso all’uno o all’altro deve essere all’insegna della non discriminazione, della ragionevole diversità del servizio e della proporzionalità dei temi. Non subordinare la velocità e la possibilità di far passare i propri dati sulla rete 5G, basandola soltanto sulla maggior forza economica, comporta che anche tutte le startup innovative non si vedranno lese dalla circostanza che ci sono i ‘big’ che pagano di più”.
Anche però i costi di realizzazione delle nuove reti e limiti di utilizzo dei Big Data sono argomenti che l’Autorità considera sensibili.
L’Antitrust, ha condotto infatti con Agcom e Garante Privacy un’indagine conoscitiva sui Big Data (i cui risultati saranno disponibili a breve) dalla quale è stato confermato che i dati, per il loro valore economico e commerciale, sono il “nuovo petrolio” e che proprio per questo il livello di guardia deve essere elevato. Troppo spesso infatti i dati vengono usati commercialmente all’insaputa degli utenti, come accaduto nel caso delle sanzioni dell’Antitrust a Facebook e WhatsApp.
Il nuovo corso non potrà che essere ancor più rigido quindi, soprattutto nei confronti dei grandi player della rete. La priorità, secondo Arena, è rendere edotti i consumatori che hanno dato il consenso informato sull’utilizzo commerciale dei loro dati e sulla loro destinazione perché, ha concluso, “la trasparenza è decisiva”.