Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch le più note. Valutano condizioni finanziarie di un ente orientando investimenti e incidendo sulle condizioni di accesso al credito. A breve Italia sotto esame. Lontana, per gli esperti, l’ipotesi di doppio downgrade del rating
di Stefano Bruni
In questi ultimi giorni se ne parla molto, ma forse non tutti sanno esattamente cosa siano e come funzionano le “Agenzie di rating”. Proviamo allora ad entrare insieme in questo “mondo”, cercando di capirne un po’ di più.
Le agenzie di rating sono degli intermediari tra gli enti e gli investitori. Hanno infatti il compito di analizzare e valutare (rating in inglese significa proprio “valutazione”) quelle che sono le condizioni finanziare di un ente.
Questa valutazione ha una doppia valenza.
Da un lato verrà utilizzata da coloro che intendono realizzare degli investimenti e dunque sarà una sorta di “bussola” per orientare l’allocazione del denaro. Ed infatti, gli investitori, prima di comprare un’obbligazione, andranno a consultare un’agenzia di rating che si occuperà di effettuare le dovute analisi per constatare la stabilità economica dell’ente in questione.
Per altro verso, la valutazione fornita andrà ad incidere sulle condizioni di accesso al credito che verranno riconosciute all’ente valutato.
A svolgere queste attività sono le agenzie di rating appunto. Tra queste, le più note sono Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch e hanno tutte sede (almeno quella principale) a New York. Altre agenzie di rating come DBRS e Egan-Jones stanno cercando di emergere già da qualche anno (in particolare dall’inizio dell’ultima crisi finanziaria) ma, per ora, non sono riuscite ad attirare l’attenzione degli operatori di mercato.
Moody’s Corporation ha oggi un fatturato di 4,2 miliardi di dollari per i suoi servizi finanziari e di rating. I suoi grandi azionisti sono fondi d’investimento e grandi banche. I suoi dirigenti si sono fatti le ossa nella Federal Reserve, nella City Group, nella JP Morgan Chase, nelle multinazionali della farmaceutica e del petrolio, come l’ExxonMob. Ha iniziato la sua attività intorno al 1900, quando John Moody e soci pubblicarono il “Moody’s Manual of Industrial and Miscellaneous Securities”, che conteneva informazioni di base su una vasta gamma di titoli. Oggi, il Moody’s Investor Service non solo fornisce informazioni, ma riporta anche report di ricerca, analisi del rischio e credit rating di oltre 106000 obbligazioni finanziarie strutturate.
Fitch Ratings è stata fondata da John Knowls Fitch nel 1913, quando era solito pubblicare delle analisi statistiche nel suo “The Fitch Stock and Bond Manual”. Nel 1924 la Fitch Publishing Company introdusse per prima la scala di valutazione da AAA a D, che è ancora oggi in uso. Oggi, Fitch Ratings fornisce servizi dalle due sedi di New York e Londra, oltre che dai suoi uffici sparsi per il mondo.Benché si sia sviluppata con molte acquisizioni, Fitch rimane la più piccola delle tre grandi agenzie di rating (le uniche peraltro riconosciute, dagli anni ’70 e fino al 2003, dal Nationally Recognized Statistical Rating Organization (NRSRO) degli Stati Uniti d’America). La sua quota di mercato (2006) è del 16%, contro il 40% di Standard & Poor’s e il 39% Moody’s. Frequentemente, Fitch viene usato come ago della bilancia, quando le altre due agenzie (Standard & Poor’s e Moody’s) hanno valutazioni simili, ma non uguali.
Standard & Poor’s è nata nel 1941 dalla fusione di Standard Statistics con Henry Varnum Poor, editore della “History of the Railroads and Canals of the United States”, uno dei primi tentativi di individuare i retroscena finanziari delle ferrovie statunitensi, oggi, S&P vede tra i suoi grandi azionisti fondi d’investimento come Black Rock e Vanguard. Vanta dirigenti che sono stati in posizioni di comando alla City Bank, alla JP Morgan Chase, alla banca olandese ING, al francese Credit Agricole, al Credit Suisse, e anche in grandi corporation tra cui la PepsiCo e la Lockeed Martin (specializzata in tecnologia militare). È nota per le emissioni dei suoi giudizi, ma è anche molto considerata per i suoi indici di mercato, ad esempio l’S&P 500 e l’indice S&P Case-Shiller del prezzo degli immobili.
Ora, proviamo invece a capire come funziona la valutazione delle agenzie di rating?
Questa viene determinata, tenendo conto di una scala di valori dove ogni dicitura equivale a un preciso significato.
Più in generale si può dire che le valutazioni che vanno da AAA a BBB sono positive e per questi “valori” si può parlare di “grado di investimento”. Nello specifico, questa valutazione significa che l’ente analizzato può essere considerato, a livello generale, affidabile e stabile dal punto di vista anche delle finanze.
Se invece si rientra nello scaglione da BB a D vuol dire che la valutazione è negativa e quindi che si è nel “grado di non-investimento”. Dunque l’ente non è affidabile, le finanze sono vulnerabili e potrebbe essere anche a rischio fallimento.
Un altro strumento di valutazione utilizzato dalle agenzie di rating, è l’outlook, che nel linguaggio finanziario, indica la previsione su una società sul medio e lungo termine. Quando leggiamo che un’agenzia ha “tagliato l’outlook della banca”, significa che sono state tagliate le stime di crescita dell’impresa presa in analisi, perché non sono previsti miglioramenti per quel titolo. L’outlook può essere:
- Le condizioni future dell’azienda saranno, secondo le previsioni, migliori o uguali alla situazione attuale;
- In questo caso sono previsti dei peggioramenti;
- Non sono previsti cambiamenti, per cui è molto probabile che anche in futuro, non muti la valutazione di rating.
Alla luce di quanto detto, come stanno oggi le cose in Italia?
Attualmente il nostro Paese si trova due gradini sopra la soglia del “non investment grade” (Baa2 per Moody’s e BBB per Fitch e S&P).
A breve le agenzie di rating torneranno ad esaminare l’Italia e in molti si chiedono quali sarebbero i rischi per l’Italia nel caso dovesse arrivare un doppio downgrade del rating?
Un eventuale declassamento avrebbe come conseguenza l’aumento dello spread ma per arrivare al livello ‘spazzatura’ le agenzie di rating dovrebbero addirittura declassarci di due livelli, cosa che in genere non accade, dicono gli esperti.
Se così fosse, i titoli italiani non sarebbero più collocabili facilmente sul mercato e non sarebbero più acquistati dalla Bce e, di conseguenza, lo spread salirebbe molto.
Fino a fine anno però la Bce spenderà non più di 15 miliardi al mese e poi nel 2019 reinvestirà tutti i titoli che sono in scadenza. Insomma, come ha detto Giuseppe Di Taranto, professore emerito della Luiss e docente di storia della Finanza e dei sistemi finanziari, “L’Italia, come tutte le nazioni europee, è coperta per tutto il 2019”.