“Se abbiamo voglia di cantare canteremo, perché Sanremo è Sanremo!”. Quanti di noi almeno una volta hanno canticchiato lo storico motivetto partorito da Pippo Baudo e Pippo Caruso per il Festival del 1995? Probabilmente il 99% di voi, anche chi non era ancora nato all’epoca dei fatti, oramai 26 anni fa. E così, anche se ancora nel bel mezzo della pandemia, il Festival di Sanremo, il secondo consecutivo condotto dalla coppia fraterna Amadeus – Fiorello, è pronto a spegnere la 71esima candelina, seppur in un clima surreale, per l’occasione drammaticamente segnato da protocolli di ferro imposti dal CTS – Comitato Tecnico Scientifico.
Dopo il primissimo posticipo di data, è la seconda volta nella storia che si svolge a marzo anziché a febbraio, dopo i primi dietrofront di Amadeus, dopo i tavoli di concertazione tra RAI, Comune, conduttore e CTS, ora tutto è (quasi) pronto. Per la gioia dei commercianti del Comune di Sanremo, almeno che entro 24 ore non si immunizzi il mondo intero, non ci saranno assembramenti di fan sotto gli alberghi, niente file per un selfie o un autografo davanti il Teatro, niente “palco-bis” in Piazza Colombo, niente interviste on the road.
Insomma, Sanremo, almeno negli spazi antistanti l’Ariston, non sarà il classico Festival. Ma ora passiamo al protocollo interno, quello che conduttore, artisti, musicisti, tecnici, fonici, giornalisti, case discografiche, ospiti, truccatori e compagnia “cantante” dovranno seguire. Partiamo dall’ovvio (e sì, è stato necessario scriverlo davvero): entra all’Ariston solo il personale autorizzato. Chiunque orbiti nelle magiche stanze del Teatro Ariston verrà sottoposto a tampone ogni 72 ore, vivrà in isolamento nelle proprie stanze d’albergo, dove gli verrà servita colazione, pranzo e cena, e dovrà obbligatoriamente indossare la mascherina FFP2, che nelle vicinanze del palco potrà trasformarsi in una mascherina chirurgica per non rovinare il trucco (e sì, hanno scritto davvero anche questo).
Igienizzanti ovunque come se piovessero, accessi limitati al minimo indispensabile e distanziamenti ovviamente sono inclusi nel protocollo già di default. Ma siccome siamo curiosi e vogliamo vedere davvero in che modo il protocollo predisposto intende affrontare ogni possibile problema, ci siamo andati a leggere i vari articoli apparsi sul web in questi giorni.
Primo paradosso: gli orchestrali e i componenti del coro saranno (circa sessanta elementi, alla faccia dell’assembramento) saranno posizionati tutti in maniera distanziata tra di loro. Ma se sono tamponati di continuo e vengono isolati durante le giornate del Festival, perché distanziarli? Secondo paradosso: gli artisti dovranno presentarsi al Teatro Ariston già vestiti per l’esibizione. Vi immaginate Achille Lauro, lo scorso anno meravigliosamente spogliatosi di tutti i suoi abiti come San Francesco, affrontare il freddo serale della Riviera? Ma se, per ipotesi, durante il tragitto dovesse raffreddarsi, viene isolato? Salta il Festival?
Terzo paradosso (non inserito nel protocollo): gli ospiti stranieri, chi ci garantisce che non siano positivi? Raggiungeranno con lauto anticipo la Riviera per fare la quarantena? Poi la precisazione su premi e fiori, come da tradizione consegnati a tutti gli artisti. “I premi e i fiori, come anticipato, dopo essere stati sanificati verranno ‘trasportati’ in scena su un apposito carrello, igienizzato a sua volta”.
Un po fa sorridere, ci sembra di rileggere “Alla Fiera dell’Est” di Angelo Branduardi … vorremmo cantare che “venne il funzionario che prese i fiori, che li igienizzò, che li mise sul carrello che un altro funzionario aveva igienizzato, che a sua volta aveva portato sul palco che era stato igienizzato…” e via discorrendo.
Insomma, l’elenco delle “buone pratiche” per un Sanremo “covid-free” sono tante, talmente tante che per la prima volta, chi vi scrive, non vorrebbe mai essere nei panni degli addetti ai lavori. Sanremo è una festa. Sanremo è un po’ come quelle cene di classe in cui si ritrovano i compagni di banco di tanti anni prima in cui ci si guarda e ci si racconta su come si è cambiati nel percorso della vita.
Quest’anno tutto questo non si potrà fare e anche per il mondo della stampa, online e cartacea, sarà un Festival a base di protocolli. In conclusione, se prima la fatica era capire il regolamento del Festival, quest’anno l’impresa è doppia: bisogna capire anche il protocollo di sicurezza.
Con tutte queste restrizioni, doverose ma molto impegnative per una rassegna nazional popolare come il Festival, era davvero necessario fare Sanremo in questo momento? Ah, dimenticavo. Un augurio finale a chi ci metterà davvero la faccia: Amadeus. Chissà se, a queste condizioni, non avrebbe preferito partecipare alle consultazioni al Quirinale per il nuovo governo.