Triste record quello di Amazon che, nei giorni scorsi è caduta sotto la scure dell’Autorità per la Concorrenza e il Mercato. La multa più aspra alla creatura di Jeff Bezos, infatti, è stata erogata dall’Antitrust italiana, una sanzione da oltre 1 miliardo di euro a causa di comportamenti commerciali non ritenuti corretti.
Secondo l’Autorità guidata da Roberto Rustichelli, infatti, Amazon Italia avrebbe danneggiato gli operatori concorrenti nel servizio di logistica (a causa anche della posizione di assoluta dominanza della piattaforma nel servizio di vendita online), cosa che ha consentito alla società di Seattle di favorire il proprio servizio di logistica, denominato “Logistica di Amazon” (Fulfillment by Amazon, c.d. “FBA”), a scapito degli altri.
Dalle indagini, infatti, è risultato che soltanto le attività commerciali che aderivano al servizio di logistica gestito da Amazon potevano godere di indubbi vantaggi, non riservati invece a chi organizzava da se la vendita e la spedizione degli articoli. Tra i molteplici privilegi assicurati da Amazon alle aziende che legassero i loro prodotti alla propria logistica, un’ottima visibilità e migliori prospettive di vendite su Amazon.it., oltre alla possibilità di “fregiarsi” dell’etichetta Prime, che consente di vendere con più facilità ai consumatori più fedeli e alto-spendenti aderenti all’omonimo programma di fidelizzazione di Amazon, oltre che di partecipare ai famosi eventi speciali gestiti da Amazon (come Black Friday, Cyber Monday e Prime Day).
Amazon, in tal modo, e secondo la ricostruzione dell’Autorità garante, ha impedito ai venditori terzi di associare l’etichetta Prime alle offerte non gestite con FBA. L’istruttoria, inoltre, ha accertato che si tratta di funzionalità della piattaforma Amazon.it cruciali per il successo dei venditori e per l’aumento delle loro vendite. Infine, ai venditori terzi che utilizzano FBA non viene applicato lo stringente sistema di misurazione delle performance cui Amazon sottopone i venditori non-FBA e il cui mancato superamento può portare anche alla sospensione dell’account del venditore.
Tali condotte, secondo la ricostruzione dell’AGCM, hanno così accresciuto il divario tra il potere di Amazon e quello della concorrenza anche nell’attività di consegna degli ordini e-commerce. Per effetto dell’abuso, inoltre, sono stati danneggiati anche i marketplace concorrenti: a causa del costo di duplicazione dei magazzini, i venditori che adottano la logistica di Amazon sono scoraggiati dall’offrire i propri prodotti su altre piattaforme online, perlomeno con la stessa ampiezza di gamma.
Per questi motivi l’Autorità ha ritenuto tale strategia abusiva particolarmente grave e, anche in considerazione della sua durata, degli effetti già prodotti e delle dimensioni del Gruppo, ha deciso di irrogare la sanzione di oltre un 1 miliardo di euro.
L’iniziativa, che ha avuto un eco non indifferente anche oltre i confini nazionali, ha trovato il plauso dalla Commissione europea, che non ha mancato di sottolineare come il caso Amazon «è un esempio di coordinamento riuscito tra la Commissione europea e l’Autorità italiana garante della concorrenza, che era nella posizione ideale per condurre un’indagine separata sulla condotta di Amazon in Italia». La società ha annunciato immediato ricorso contro la decisione: «Più della metà di tutte le vendite annuali su Amazon in Italia sono generate da piccole e medie imprese, e il loro successo è al centro del nostro modello economico. Le piccole e medie imprese hanno molteplici canali per vendere i loro prodotti sia online che offline: Amazon è solo una di queste opzioni. Investiamo costantemente per sostenere la crescita delle 18.000 piccole e medie imprese italiane che vendono su Amazon e forniamo molteplici strumenti ai nostri partner di vendita, anche a quelli che gestiscono autonomamente le spedizioni» ha dichiarato in una nota il popolare sito.
Adesso, ai giudici, l’ardua “sentenza”.