Trecentouno abitanti. Duecentosettantotto aventi diritto di voto. Castelguidone è un paese in provincia di Chieti. Nella zona viene chiamato anche “Lu Cuastille”, il castello, per via dell’antico borgo fortificato, di cui oggi è però rimasta solo la memoria e pochi ruderi sparsi, spesso inglobati in edifici più recenti.
Da alcuni giorni il paese è balzato alla notorietà nazionale, per via delle elezioni amministrative per il rinnovo della carica di sindaco, svoltesi domenica 12 giugno. Se, ai contemporanei referendum, circa il dieci per cento degli elettori di Castelguidone si è recato alle urne, uno solo fra loro ha ritirato anche la scheda per votare alle amministrative.
Un solo elettore, per una sola lista presente e per un solo candidato sindaco: Guglielmo De Santis. Questa la curiosa situazione in quel paese della provincia teatina. A rendere ancora più sorprendente la situazione, c’è il fatto che De Santis non sia di Castelguidone, non sia nemmeno abruzzese e in paese non lo conosca proprio nessuno, visto anche che da quelle parti non ci ha mai messo piede.
La sua lista, chiamata “Rinascita Italia”, è infatti un raggruppamento di piccoli movimenti politici, che spesso si presentano alle elezioni in varie zone d’Italia, nei comuni con meno di mille abitanti. Tra questi movimenti c’è anche “L’Altra Italia”, il partito di cui De Santis è coordinatore per le regioni del centrosud.
Guglielmo De Santis, pugliese con la passione per la politica, sessantunenne, vive a circa 500 chilometri da Castelguidone e lavora per la polizia locale di Gallipoli. Pugliesi sono anche gli otto candidati consiglieri della sua lista. Una lista che era presente a Castelguidone, come anche in altri piccoli comuni italiani, solo per fare parlare un po’ di sé.
È questo un fenomeno già noto da alcuni anni, quello per il quale dei piccoli movimenti politici poco conosciuti, si presentano alle elezioni, in paesi coi quali non hanno nessun rapporto, approfittando della legge che permette, nei comuni con meno di mille abitanti, di candidarsi senza dover raccogliere firme.
La presenza del proprio simbolo sulle schede elettorali, infatti, fornisce a quei movimenti politici un minimo di notorietà e di visibilità gratuita. In più, non è raro il caso in cui, fosse anche per errore, oppure per gioco, o per protesta, qualche residente di quei paesini accordi loro il voto, permettendo pertanto a quei movimenti di far eleggere uno o più consiglieri.
Fin qui, perciò, nulla di strano. Già un po’ più strano il fatto che a contendere a “Rinascita Italia” la poltrona di primo cittadino, non vi fosse nessuna lista locale. Il sindaco uscente di Castelguidone, Donato Sabatino, si era infatti detto indisponibile a governare il paese per altri cinque anni: “Amministrare non è uno scherzo, servono molti sacrifici e gli ultimi dieci anni sono stati molto faticosi” aveva dichiarato. Si era tentato di trovare un candidato in continuità con la sua amministrazione, ma poco prima di presentare le liste non era stato trovato un accordo.
Dunque, Castelguidone era andata al voto con un’unica lista, quella zeppa di “forestieri” sconosciuti ai più. Con quell’unica lista e con quell’unico votante, lo spoglio era stato molto veloce, con un voto che, pareva certo, sarebbe stato assegnato a De Santis. Eppure, le sorprese non erano ancora finite, perché, quando i funzionari hanno aperto l’unica urna elettorale, con all’interno l’unica scheda votata, hanno scoperto che si trattava di una scheda bianca.
Perciò, anche l’unico candidato sindaco di Castelguidone, Guglielmo De Santis, ha ottenuto zero voti, così come tutti i candidati consiglieri della sua lista. Come previsto dalla legge in questi casi, il comune sarà adesso commissariato per un anno, prima di procedere a nuove elezioni nel 2023.
A dirla tutta, anche se quel voto fosse risultato valido per De Santis, il Comune di Castelguidone sarebbe stato ugualmente commissariato. La norma, per i piccoli paesi, prevede infatti un quorum fissato al 40 per cento, necessario perché l’elezione possa essere considerata valida. Con un solo votante su duecentosettantotto, va da sé che quel quorum non era stato raggiunto.
Se quello di Castelguidone sembra un record assoluto di astensionismo, difficilmente superabile, per completezza d’informazione, c’è da dire che esiste un paese italiano che ha saputo fare anche di peggio. Si tratta di Robecco d’Oglio, provincia di Cremona, duemilatrecento abitanti. Lì proprio nessuno si è recato alle urne, ma per il semplice fatto che nessuno si era presentato come candidato sindaco o consigliere comunale. Zero votanti per zero liste. Anche in quel caso il comune verrà commissariato e andrà al voto il prossimo anno.