Dibattiti e informazione per promuovere la cultura e la trasparenza. Passi in avanti ma molto ancora da fare
di Nicola Orrù
Sono state oltre 200 le iniziative, in tutta Italia, che hanno animato la prima edizione della Settimana dell’Amministrazione Aperta, l’evento promosso dall’Open Government Forum e portato avanti dalla ministra per la Funzione Pubblica, Marianna Madia. Un’occasione importante per divulgare l’importanza del processo di trasformazione della Pubblica Amministrazione, ma non solo: anche il ruolo dell’innovazione digitale nella società è stato protagonista. E sono state coinvolte tutte le parti della comunità civile: dai cittadini alle amministrazioni, dai lavoratori alle imprese, dagli studenti ai ricercatori, su temi quali competenze digitali, trasparenza, open data, accountability e cittadinanza digitale.
L’Open Data Day di sabato 4 marzo ha rappresentato il punto di partenza, con ben 54 appuntamenti dislocati in maniera uniforme in tutto il Paese. Quest’anno l’attenzione è stata posta in particolar modo su ambiente, diritti umani, ricerca e denaro pubblico, quattro temi sensibili che potrebbero trarre un grande vantaggio dall’utilizzo dei dati aperti.
Trasparenza e comunicazione. Passando in rassegna gli appuntamenti più rilevanti, si può rilevare come il tema della comunicazione, nella sua visione più ampia, abbia fatto da sfondo a molte iniziative. L’espansione della cittadinanza digitale e lo sviluppo di piattaforme pubbliche per la fornitura di servizi obbligano infatti le Amministrazioni e le imprese a ripensare i processi. L’occasione è servita, per esempio, per discutere sul rapporto tra la PA e la trasparenza, alla luce degli ultimi sviluppi legislativi.
A giudicare dai pareri degli esperti che hanno partecipato ai diversi incontri – da Roma a Ponsacco (7 marzo), da Cagliari a Firenze (8-9 marzo), fino a Lecce (10 marzo) – si è evidenziato un ritardo dell’Italia nel processo di regolamentazione dei dati aperti e nel campo della libertà d’informazione. Il cosiddetto “Decreto trasparenza” (D .Lgs. 33/2013) e, più recentemente, l’approvazione della versione italiana del Foia (il Freedom of Information Act è presente nel tessuto legislativo americano dal lontano 1966) hanno rappresentato un decisivo passo in avanti, soprattutto in relazione all’introduzione dell’accesso civico generalizzato che ha definito una nuova tipologia di trasparenza, intesa come accessibilità totale di tutti i dati in possesso dell’Amministrazione. Tuttavia, siamo ancora in presenza di eccezioni relative che limitano la facilità di accesso.
Legalità. Si è parlato di Foia e legalità anche durante l’incontro con gli studenti del Liceo Scientifico Statale Labriola di Ostia, tenutosi venerdì 10 marzo alla presenza della ministra Marianna Madia e del presidente dell’Anac Raffaele Cantone. Nella lotta alla corruzione, la trasparenza e la tracciabilità sono inevitabilmente le due componenti più importanti. A questo proposito, Cantone si è soffermato sul ruolo giocato dai cittadini, che “non devono essere sudditi. Devono partecipare. E per partecipare devono sapere”. Per questo motivo, rendere pubblici e aperti i dati in capo alle amministrazioni rappresenterebbe una piccola rivoluzione per contrastare grandi fenomeni di malcostume.
Rilascio dati aperti. Tra incontri pubblici, webinar e hackaton molte Amministrazioni hanno approfittato della Settimana dell’Amministrazione Aperta per rilasciare pacchetti di dataset in diversi ambiti: patrimonio artistico e culturale, mappature dei territori, contenuti informativi e multimediali, informazioni in materia di estorsione e usura.
Infine, sono stati inaugurati due nuovi portali web: il Portale nazionale dei dati aperti e il Portale unico dei dati della scuola e dell’istruzione superiore.
Il primo, sotto la cura dell’Agid, migliora e potenzia la versione precedente seguendo le linee guida di design per i siti della Pa, con una fruizione da dispositivi mobili semplificata; al suo interno è presente un catalogo di circa 18.000 dati in formato aperto. Il secondo, invece, è stato messo online dal Miur il 9 marzo per dare la possibilità a tutti di consultare numeri dell’istruzione, in particolare quella terziaria, con tutta una serie di indicatori e statistiche sul mondo universitario e sul diritto allo studio.