E l’Italia non è da meno: il caso del Ddl “annuale”. La relazione del presidente Pitruzzella alla Camera
di LabParlamento
I mercati e la concorrenza sono sottoposti a critiche sempre più stringenti. Se globalizzazione e apertura dei mercati sono stati alcuni dei fondamentali pilastri dell’ordine mondiale che ha caratterizzato il ciclo politico-economico degli ultimi trent’anni, oggi questi pilastri, insieme a molte altre componenti di quell’ordine, sono messi radicalmente in discussione. Lo sostiene il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, nella presentazione della Relazione annuale illustrata stamane alla Camera.
Secondo l’Antitrust, peraltro, il successo politico che sta riscuotendo il nazionalismo economico, come attestato in modo vistoso dalle elezioni presidenziali americane, non è altro che il culmine di un più risalente processo storico nel corso del quale è gradualmente emersa una sempre più marcata insoddisfazione nei confronti dei mercati globali.
Anche in ambito domestico, sottolinea tra l’altro Pitruzzella, non mancano le reazioni contro l’apertura dei mercati. È sufficiente pensare, limitandosi all’Italia, al complesso percorso parlamentare del Disegno di legge “annuale” sulla concorrenza, che pare stia approdando per la prima volta alla sua approvazione, sebbene depotenziato rispetto ai suoi iniziali contenuti. E si pensi, altresì, alle reazioni protezionistiche della categoria dei tassisti di fronte alla spinta competitiva proveniente da piattaforme come Uber, ai tentativi di introdurre freni regolatori all’espansione della sharing economy, alle critiche provenienti da più fronti, anche molto autorevoli, contro la liberalizzazione del commercio e alle iniziative legislative regionali dirette a contrastarla, all’opposizione nei confronti dell’implementazione della “Direttiva Bolkestein” sulla liberalizzazione dei servizi. Per non parlare, poi, delle liberalizzazioni lasciate a metà. Come quella del mercato elettrico, dove la maggioranza degli utenti domestici (68%) è rimasto nel regime di maggior tutela, dice l’Antitrust.
Certamente, come mostrano i dati Ocse, l’Italia ha conosciuto negli ultimi decenni un processo costante di apertura dei mercati, generalmente in attuazione delle direttive europee e delle spinte dell’Antitrust. Tuttavia, il Goods Market Efficiency Index, da ultimo rilevato dal World Economic Forum nell’ambito delle analisi comparative internazionali sulla competitività, pone il nostro Paese ancora dietro ai principali Paesi europei.
La concorrenza in ogni caso stimola l’innovazione e la crescita economica. E oggi innovazione, sempre secondo l’Antitrust, significa soprattutto economia digitale. Nel promuovere l’economia digitale, certamente esistono strumenti più importanti delle politiche della concorrenza, tra cui un posto di sicuro rilievo occupa il pacchetto Industria 4.0, la cui implementazione sembra stia dando risultati soddisfacenti. Anche l’intervento antitrust, però, concorre al raggiungimento dell’obiettivo. Questo intervento, nell’anno trascorso, si è svolto lungo le seguenti direttrici: 1) promuovere lo sviluppo della retea bandaultra-larga; 2) vigilare sulle dinamiche dell’economia dei Big Data; 3) promuovere il superamento degli ostacoli regolatori nei confronti della sharing economy; 4) tutelare il consumatore nelle transazioni online favorendo lo sviluppo dell’e-commerce.
L’Antitrust calcola di aver comminato multe per 306 milioni di euro negli ultimi 16 mesi. Sono 240 i procedimenti conclusi. Ma il diritto alla difesa delle imprese è sempre più garantito: nei sette anni dal 2012 al 2017, il 14 per cento dei procedimenti si è chiuso senza una condanna, e con una sostanziale assoluzione degli accusati. Nei sette anni precedenti, la percentuale era soltanto del 4 per cento.