Gli oltre 463 mila iscritti della Spd si sono espressi a favore di una terza riedizione dell’alleanza con la Cdu/Csu
di Mara Carro
La prima notizia importante della giornata di ieri è arrivata dalla Germania, quando in mattinata sono stati resi noti i risultati del referendum di ratifica interno al Partito Socialdemocratico Tedesco (Spd) del «contratto di coalizione» siglato ad inizio febbraio con la Cdu del cancelliere uscente Angela Merkel e la Csu di Horst Lorenz Seehofer. Con una maggioranza del 66%, 239.604 iscritti dell’Spd hanno votato a favore di una riedizione della Grosse Koalition con i cristiano-democratici e i cristiano-sociali. 123.329 i voti contrari. Per Alternative fuer Deutschland (AfD) si profila ora il ruolo di principale forza di opposizione.
Cinque mesi di incertezza politica a Berlino terminano così con il via libera definitivo al quarto governo Merkel che, qualora portasse a termine la Legislatura, sarà rimasta alla guida della Germania per 16 anni consecutivi, eguagliando un record che al momento appartiene a Helmut Kohl, l’ex cancelliere della Germania riunificata. La scadenza naturale del mandato non è però così scontata. L’accordo di coalizione raggiunto tra Cdu, Csu e Spd prevede, infatti, una clausola di recesso alla fine dei primi due anni.
L’Spd, che ha ottenuto il 20% dei voti alle elezioni generali del 24 settembre 2017, l’esito peggiore dal dopoguerra per un partito che è sempre stato un pilastro della vita politica tedesca, otterrà tre ministeri chiave nel Governo Merkel IV: Finanze, Esteri e Lavoro. Inoltre, la Merkel ha accettato di inserire nell’accordo di governo molti dei punti del programma socialdemocratico.
Il referendum si è tenuto in un momento delicato per l’equilibrio interno dell’Spd. Il suo presidente Martin Schulz si è dimesso il 14 febbraio dopo l’insuccesso elettorale di settembre, il ribaltone sulla Grosse Koalition (in prima istanza esclusa) e aver tentato di rivendicare per sé la carica di ministro degli Esteri, scippandola di fatto all’ex leader dei socialdemocratici e ministro degli Esteri uscente, Sigmar Gabriel. La decisione sull’opportunità di formare un nuovo governo con i conservatori ha diviso i socialdemocratici, che ritengono che l’alleanza con Angela Merkel sia la causa del crollo dei consensi che ha portato l’Spd dietro ad AfD negli ultimi sondaggi.
Il fronte del sì alla consultazione è stato guidato dalla futura leader Andrea Nahles e dal presidente ad interim, Olaf Scholz. L’opposizione alla GroKo è stata portata avanti dall’ala giovanile dell’Spd, i Jusos di Kevin Kühnert, che ha cercato di convincere gli iscritti che solo all’opposizione il partito potrà ritrovare la sua identità e credibilità tra gli elettori e non essere ulteriormente marginalizzato e/o sostituito da movimenti più radicali, come è già successo ai socialdemocratici in altre parti d’Europa.
Il nuovo governo dovrebbe entrare in carica già il 14 marzo, quando il Cancelliere proposto dal Presidente federale, Frank-Walter Steinmeier, dovrà essere confermato dal Bundestag. Per essere eletta, la Merkel dovrà ottenere il voto della maggioranza assoluta dei componenti del Bundestag: 355 voti su 709. Al momento, Cdu-Csu e Spd insieme ne contano 399.
La leadership della Merkel non è stata risparmiata dalle critiche durante le lunghe trattative per la formazione di un governo. Il Cancelliere è stato messo sotto accusa dal suo stesso partito per aver barattato il Ministero delle Finanze e il Ministero dell’Interno per formare una grande coalizione. Il primo, carica più potente dopo la Cancelleria, è stato riservato ai socialdemocratici, mentre il secondo è destinato all’Unione cristiana sociale, il partito gemello bavarese della Cdu. Nell’annunciare la sua squadra di governo per la nuova Grosse Koalition, Angela Merkel ha anche fatto un’importante concessione all’ala conservatrice del partito che teme una Cdu troppo sbilanciata a sinistra. La nuova lista di ministri, resa nota la scorsa settimana, include Jens Spahn, attualmente vice ministro delle Finanze e futuro ministro della Sanità. Spahn, 37 anni, esponente della destra del partito, è stato uno dei principali critici della Merkel.
Gli altri cinque membri dell’Esecutivo in quota Cdu saranno Peter Altmaier, prossimo titolare dell’Economia, Ursula von der Leyen, riconfermata ministro della Difesa, Helge Braun, nuovo ministro alla Cancelleria, Julia Klöckner, scelta dalla Merkel per gestire l’Agricoltura e Anja Karliczek per guidare il dicastero dell’Istruzione e della Ricerca.
La Merkel ha anche affrontato per la prima volta il tema della sua successione durante l’ultimo Congresso della Cdu, che il 26 febbraio scorso ha nominato Annegret Kramp-Karrenbauer (Akk), attuale premier della regione della Saar, nuovo segretario generale ed erede designato del Cancelliere, che resta presidente della Cdu.
Il via libera dell’SPD ad un nuovo governo tedesco è stato accolto con sollievo in tutta Europa e ha ripristinato un senso di stabilità politica nella più grande economia del Vecchio Continente. I partner di Berlino attendevano con impazienza un nuovo Esecutivo tedesco chiamato a ripristinare il ruolo di leadership della Germania nella Ue in un momento di crescenti sfide politiche, tra cui una guerra commerciale incombente con gli Stati Uniti, un aumento delle tensioni sulla Brexit e la riforma della zona euro. Il presidente francese Emmanuel Macron è stato uno dei primi a rallegrarsi della notizia, bisognoso del partner tedesco per portare avanti i suoi piani di riforma del progetto comunitario in questo 2018. Il 2019, difatti, sarà anno di elezioni europee e difficilmente si potranno mettere in campo progetti di riforma tra il rinnovo della Commissione e la fine del mandato di Juncker.