Più trasparenza attraverso regole chiare; confronto continuo con cittadini e stakeholders; intervenire sulle lobby. Presentata al Senato la relazione Anac 2018
di Maria Carla Bellomia
Si è svolto questa mattina, presso il Senato, il rituale appuntamento in cui l’Autorità nazionale anticorruzione è chiamata a riferire in Parlamento, nel rispetto della disciplina del Codice degli Appalti, sulle attività svolte nel corso dell’ultimo anno, evidenziando le eventuali criticità riscontrate nell’esercizio delle proprie funzioni, in materia di anticorruzione e di contratti pubblici.
Dopo una breve introduzione del Vice presidente del Senato, Roberto Calderoli, che ha ricordato come la lotta alla corruzione rappresenti una battaglia fondamentale nel nostro Paese per restituire fiducia a cittadini e alle imprese, la parola è passata al Presidente Raffaele Cantone che ha illustrato la relazione annuale riferita al 2017 evidenziando le nuove sfide cui è chiamata l’Autorità, dopo l’integrazione dell’autorità per la vigilanza sui contratti pubblici e il rafforzamento dei propri compiti, in particolare per quanto riguarda l’attuazione del codice degli appalti e degli arbitrati bancari.
Un’istituzione che sia un punto di riferimento per imprese e cittadini con un metodo di lavoro basato sull’apertura al dialogo e il continuo confronto: questa è l’Autorità disegnata da Cantone nel suo intervento, in cui ha più volte ribadito l’importanza della consultazione pubblica degli atti dell’Anac, prima ancora della loro adozione, in modo da instaurare un proficuo rapporto con gli stakeholders ed assumere decisioni partecipate.
Punto di partenza per la diffusione della cultura della legalità è il Piano nazionale anticorruzione aggiornato nel 2017, che ha permesso, anche attraverso l’istituzione di tavoli di lavoro partecipati, di individuare le principali aree di rischio e le relative misure da adottare.
Tra i soggetti sotto la lente dell’Autorità rientrano anche le Università che, grazie alla partecipazione del mondo accademico, sono state oggetto nel Piano di una attenta riflessione di fondo sui rischi corruttivi presenti anche in questo settore, oltre che di indicazioni su misure per la didattica e la ricerca, per il reclutamento di docenti e ricercatori e per la definizione più precisa di cause di incompatibilità.
Se l’aggiornamento del Piano per il 2018 si focalizzerà sui temi chiave dei rifiuti, dell’immigrazione, delle agenzie fiscali e della semplificazione, per il 2017 l’intervento dell’Anac per la prevenzione alla corruzione si è concentrato sui codici di comportamento nel servizio sanitario nazionale, sulle società pubbliche e, per quanto riguarda le attività di vigilanza, sull’applicazione delle misure di pre-employment (inconferibilità e incompatibilità degli incarichi), on-employment (conflitti di interesse nello svolgimento delle funzioni) e post-employment (situazioni di pantouflage successive alla cessazione dell’incarico).
Tra gli strumenti a servizio della prevenzione della corruzione c’è anche quello del whistleblowing, ricordato da Cantone come un istituto di successo per l’incremento, anche nel 2017, delle segnalazioni, anche se in molti casi queste si riferiscono a problematiche di carattere personale, in contrasto con lo spirito della norma “nell’interesse dell’integrità della pubblica amministrazione”.
Per quanto riguarda poi le misure finalizzate a favorire la trasparenza, Cantone ha sottolineato come l’accesso civico generalizzato, introdotto dalla riforma del 2016, abbia favorito un incremento di tale trasparenza, contribuendo trasformare l’amministrazione sempre più in “una casa di vetro”.
Gli obblighi di pubblicazione per le PA hanno poi favorito l’interesse dei cittadini per l’accesso alle piattaforme digitali e, allo stesso tempo, hanno stimolato il controllo civico, motivo per cui la stessa Anac si è dotata, a marzo di quest’anno, di un proprio regolamento per disciplinare l’accesso allebanche dati interne.
Per quanto riguarda lo spinoso argomento della riforma degli appalti pubblici, il riaffacciarsi di nuove deroghe e la mancata emanazione di alcuni decreti attuativi, come quello per la qualificazione delle stazioni appaltanti hanno impedito l’entrata in vigore di alcune delle più interessanti novità del Codice, nonostante le sei linee guida licenziate finora dall’Anac.
Da Cantone sono quindi arrivati suggerimenti per un rilancio del sistema dei lavori pubblici, basato su regole semplici e stabili, nonché su una regolazione flessibile che consenta una migliore applicazione per chi opera sul campo, evitando una completa retromarcia che rischierebbe di creare una nuova crisi del settore dalla quale, sia pure a fatica, si sta lentamente uscendo.
Oltre a quella propriamente ispettiva, l’Anac svolge in materia di appalti funzioni consultive e di vigilanza, quest’ultima anche sotto forma collaborativa: una modalità di controllo innovativa che permette all’Autorità, su richiesta della stessa amministrazione, di verificare preventivamente le bozze degli atti di gara, secondo il c.d. “modello Expo”.
Cantone ha quindi concluso il proprio intervento con una serie di raccomandazioni al Parlamento, auspicando un intervento regolatorio sulle lobby e sulle fondazioni che si occupano di politica e un rafforzamento dell’organico della stessa Anac: non un’ Autorità destinataria di nuovi poteri e funzioni ma un organismo che sia piuttosto messo nelle condizioni di poter svolgere pienamente le delicate funzioni ad essa attribuite.