La riforma della 394/1991, in Parlamento dal 2013, non riesce a diventare legge, ma forse adesso l’obiettivo è più vicino
Il primo presentatore di un Disegno di legge sulle aree protette è stato il senatore Antonio D’Alì (FI), poi nel tempo al Senato si sono aggiunti altri Disegni di legge a prima firma rispettivamente di Loredana De Petris (Misto), Massimo Caleo (PD), Franco Panizza (AUT), Ivana Simeoni (Misto).
L’iter parlamentare di questo provvedimento che mira a modificare la legge 394 del 1991 inizia nel 2013, quando a Palazzo Chigi c’era Enrico Letta e in Senato sedeva ancora Silvio Berlusconi. Solo dopo circa due anni di sostanziale stallo, si è passati all’esame vero e proprio.
Nel 2016, durante i lavori in Commissione Ambiente di Palazzo Madama si è arrivati alla definizione di un testo unificato sul quale si è svolta la fase di modifica tramite gli emendamenti. Questi sono stati presentati a giugno e la conclusione dell’esame in Commissione è arrivata il 20 ottobre.
Il 10 novembre il Senato ha licenziato il provvedimento, trasmettendolo alla Camera. A questo punto sembrava che l’approvazione definitiva fosse vicina e che a Montecitorio spettasse semplicemente il compito di far diventare legge questo provvedimento. Invece no.
L’esame in Commissione Ambiente alla Camera è iniziato nel mese di dicembre 2016 e si è concluso il 23 marzo 2017. La fase emendativa è stata profonda e incisiva, cambiando in molteplici punti l’impianto della riforma della 394.
Lunedì 27 marzo hanno preso il via i lavori in Assemblea, con la relazione illustrativa e la discussione generale. Il relatore Enrico Borghi (PD) ha sottolineato come la legge del 1991 abbia portato alla creazione di 23 parchi nazionali e di numerose aree marine protette e parchi regionali, mettendo sotto tutela quasi l’11% del territorio nazionale.
Secondo il presidente della Commissione Ambiente di Montecitorio, Ermete Realacci (PD) “l’obiettivo della riforma è rendere le aree protette un modello di sviluppo per l’intero Paese, incrociando natura e cultura, coniugando la tutela e la valorizzazione del territorio e delle biodiversità con la buona economia, sostenibile e più a misura d’uomo”.
Vedremo quando il Parlamento riuscirà a portare a termine la missione di aggiornare e riformare una legge con 26 anni di servizio, che ha dato ottimi risultati, ma che secondo la volontà del Governo e dei partiti di maggioranza deve ora mettere le aree protette nelle condizioni di diventare un modello di sviluppo sostenibile, coniugando protezione della natura e valorizzazione economica.