Gazebo lancia (per ridere) un nuovo Movimento, che non esiste. Ma in tanti ci credono. Ed è “boom”
Tutto nasce per gioco. Ma alla fine diventa una questione maledettamente seria.
«Siamo qui per dimostrare che il Movimento Arturo ci mette un attimo a superare i follower di @articolo1dempro», lancia settimana scorsa durante Gazebo (la trasmissione televisiva di Rai 3) Diego Bianchi, in arte Zoro, irridendo non poco il nome assai poco accattivante che si sono scelti gli scissionisti del Pd. Perché “Arturo”? Proprio perché semplice, immediato, quello del nostro vicino della porta accanto. Ma forse c’è di più: voglia di protesta contro il partitismo che si esaspera di nuovo ed esaspera i potenziali elettori; desiderio fin troppo poco nascosto di dire: “Si fa presto a uscire così, più difficile lottare e vincere da dentro…”; malcelata critica nei riguardi di una sinistra che si diverte a martellarsi sul ditone senza più nemmeno urlare dal dolore.
In ogni caso, la satira si fa davvero e improvvisamente potere perché il web si esalta in un attimo e poco dopo consegna agli sbigottiti ideatori (con Bianchi ci sono il fumettista Makkox-Marco D’Ambrosio e Andrea Salerno) un vero e proprio boom: oltre 30.000 fan su Twitter, superando di slancio gli scissionisti e andando ad insidiare molto da vicino i primi tre partiti “veri” ovvero M5S, Pd e Forza Italia. Di più: nascono circoli socialvirtuali Arturo in tutta Italia e perfino in Europa e Oltreoceano. Cosicché i tre rilanciano: primarie anche per Arturo il 29 aprile, 24 ore prima della sfida Renzi-Orlando-Emiliano. E vinca il migliore tra Bianchi, D’Ambrosio e Salerno.
Certo, c’è da sorridere. Sicuro, c’è da riconoscere: “bravi”, ecco quando la comicità vince perché si fa con intelligenza cogliendo l’attimo delle pulsazioni seriali dello spettatore disilluso… dell’elettore illuso, del cittadino arrabbiato… E tuttavia, senza dimenticare che anche un altro movimento (partito?) ha avuto una nascita tutta social (leggi M5S), non si può non preoccuparsi della piega che ormai hanno preso le cose.
Perché – amici miei – se la Politica appare sempre più distante, scollata anni luce dai mille problemi della vita quotidiana e vive ormai in una bolla di sapone che rischia ad ogni attimo di scoppiare, non è certo con l’intermediazione informatica di Arturo che le cose si aggiusteranno. Anzi. La momentanea liberazione potrebbe diventare perfino ergastolo. E la “voglia di cazzeggio”, come dicono i “nostri”, trasformarsi da spettacolo in comportamento. Senza diritti e doveri. Con il solo imperativo di “essere contro”, un populismo da vignetta che vive tuttavia di scelte e atti concreti. Esagerazioni? Per carità, forse sì… Ma che siate o meno d’accordo … almeno: facciamo attenzione! E, comunque,… una conclusione appare inevitabile: tutto questo – ahinoi! – ci fa proprio pensare.