Cosa ci spinge a seguire casi di cronaca che trattano di omicidi, incidenti, violenze e brutalità? Fin dalla notte dei tempi, la violenza è stata, purtroppo, mezzo d’elezione in moltissime situazioni per risolvere i problemi più disparati.
Con l’aumento delle notizie a cui siamo esposti si è definito un modo di seguire gli sviluppi delle vicende, più simile ad una serie tv, con colpi di scena e nuovi aggiornamenti. La cronaca del nostro paese è ricca di casi particolarmente eclatanti, spesso seguiti con grande enfasi.
Perché ciò accade? Le notizie che riteniamo negative ci forniscono delle informazioni molto utili riguardo la nostra sopravvivenza e quella dei nostri cari. Causano rabbia, paura ed altre emozioni forti che, finiscono per attirare maggiormente la nostra attenzione e restarci più impresse. Questi stati emotivi, infatti, causano anche più coinvolgimento, che può spingere a pensare di più a quel determinato evento che abbiamo sentito alla tv.
Alcune spiegazioni possono venire in nostro soccorso per illustrarci questo fenomeno, come il paradigma secondo cui la morte, filtrata attraverso una narrazione giornalistica che tende ad impressionare, assuma un’altra forma. Non solo spaventosa ma anche in grado di stimolare curiosità, indossando così una maschera più tenue. Ciò può darci l’impressione che la disgrazia non ci riguardi, diventiamo spettatori di tragedie che non possono ferirci.
Poter testimoniare la presenza di tante disgrazie ci tranquillizza sul fatto che noi ne siamo esenti, per certi versi quasi immuni. Tutti i mezzi di comunicazione propongono letture della realtà con fatti che riguardano la cronaca nera. Viene spontaneo pensare al filo che lega interesse e audience, cioè si vende maggiormente e si ha più pubblico, se gli argomenti trattati colpiscono, sconvolgono e ci tengono sull’attenti.
Il punto però è che i mass media, spesso, presentano la cronaca nera in maniera distorta rispetto alla realtà dei fatti. Nel momento stesso in cui un caso si verifica, molti si precipitano in una sorta di gara per riuscire ad accaparrarsi la notizia in anteprima e divulgarla il prima possibile, così da ottenere il massimo successo mediatico con la notizia. Tutto ciò a discapito di un racconto della vicenda più ponderato ed approfondito.
Questa modalità spesso alimenta la fiamma di un vociare deleterio, inutile e privo di senso, sul fatto in questione. Diverse persone si sentono legittimate a dire la loro tramite una reazione immediata ed esercitando il proprio giudizio in modo dicotomico, quindi la persona in ballo è colpevole o innocente. Senza troppe sfumature.
Si sentono una pletora di magistrati, intellettuali, giudici nati nel giro di una manciata di minuti, dare sentenze e giudizi su informazioni di cui conoscono poco o nulla. Già dopo pochi giorni, però, l’interesse tende a scemare, l’argomento diventa meno interessante e dopo l’iniziale coinvolgimento emotivo, la notizia passa in cavalleria, facendo restare solo il dolore delle persone realmente coinvolte.
Ascoltare brutte notizie, aiuta molte persone a sentirsi meglio. Ovviamente non perché esporsi alle disgrazie altrui tenda a provocare felicità per una sorta di visione sadica, ma ci si sente sollevati dal proprio dolore, dai piccoli problemi della vita quotidiana, notando che esiste un patimento più grande e spaventoso: quello degli altri.
La forzata esposizione a questo tipo di notizie, non ci fa bene e non ci aiuta, spesso porta a diffidenza, ansia e negatività nei confronti dell’altro. Che si tratti di una persona in stazione o del nostro vicino di casa, nessuno è realmente al sicuro. Così ci spaventiamo, ci trinceriamo e ci guardiamo intorno guardinghi, in attesa del prossimo fatto di cronaca, che diventerà un caso mediatico.