Nella tragedia del covid c’è chi prova a trovare un sollievo, magari estrapolando dei dati per dimostrare che il lavoro fatto sta producendo i risultati sperati. E’ il caso di Atac, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico della Capitale, nota a tutti per i primati di inefficienza, non solo nel servizio offerto ma soprattutto nei bilanci terribilmente in rosso.
A Roma, lo sanno in tutto il mondo, è frequente trovarsi su un bus e rischiare di finire “arrostiti” a causa di cortocircuiti o altri episodi che mandano in fumo e in fiamme gli autobus in giro per la città. La pandemia e le restrizioni che ne sono conseguite hanno avuto il vantaggio per Atac di ridurre drasticamente la circolazione delle persone e di conseguenza dei mezzi. Un dato questo, oggettivo e pacifico, che l’azienda di via Prenestina ha deciso di “strumentalizzare”, con un comunicato stampa trionfalistico nel quale si sottolinea che nel 2020, fra casi gravi e meno gravi, si sono registrati appena 17 eventi a fronte dei 49 del 2018.
Sono questi i dati emersi dall’ultima analisi effettuata da Atac. I casi di incendio sui bus della flotta Atac, fra eventi non gravi con vetture recuperabili e incendi distruttivi, si sono ridotti significativamente da quando è iniziato il rinnovo della flotta. Atac specifica che si è passati dai 49 casi del 2018, con 34 casi di incendio con vettura recuperabile e 15 casi di incendi distruttivi, ai 17 casi del 2020, 7 dei quali con vetture recuperabili e 10 non recuperabili. In sostanza gli incendi sono diminuiti di oltre il 65%, a dimostrazione di una loro evidente correlazione con la vetustà del parco. Anche il caso avvenuto ieri, che ha coinvolto una vettura con 17 anni di servizio, conferma questa correlazione.
Atac inoltre sottolinea che “risultano fuorvianti alcune notizie di stampa che si limitano a registrare, peraltro non in maniera corretta, i numeri degli incendi, mescolando non solo i casi distruttivi con quelli non distruttivi, ma anche le aziende di trasporto dove si sono verificati, senza tenere conto che il fenomeno è stato in larga parte determinato dalla mancanza di investimenti finalizzati al rinnovo del parco dei bus. Una tendenza che già nel 2015 aveva generato 43 casi di incendio, fra distruttivi e non”. Ai romani, ora, l’ardua sentenza.