In vigore dal 1° gennaio gli aumenti tariffari, proteste dei sindaci e pendolari. La questione “trasparenza” e la parziale apertura di Delrio
Nuovo anno, nuovi rincari. Sono scattati, anche per questo inizio 2018, gli ennesimi aumenti delle tariffe autostradali che interessano gran parte delle rete viaria italiana e che costeranno agli automobilisti, secondo le rilevazioni effettuate dallo stesso Ministero delle Infrastrutture e trasporti, in media, il 2,74 per cento in più rispetto all’anno scorso, quando l’incremento si era mantenuto intorno allo 0,7%.
Un adeguamento tariffario quello dei pedaggi autostradali che ha suscitato, in questi ultimi giorni, molte proteste tra i pendolari e gli amministratori locali, che hanno manifestato pubblicamente il loro dissenso contro un rincaro spesso sproporzionato e che non sembra giustificato dall’aumento dell’inflazione, circa l’1,2%, un valore ben più basso degli adeguamenti previsti per i pedaggi dal Ministero dei Trasporti.
L’aggiornamento delle tariffe è infatti stabilito annualmente dal dicastero a guida di Delrio, che decide se concedere o meno al gestore dell’infrastruttura autostradale l’aumento dei pedaggi, proprio sulla base dell’andamento dell’inflazione o del recupero degli investimenti effettuati da parte dei concessionari.
Ma sui criteri di calcolo delle formule tariffarie e sugli investimenti effettivamente effettuati sulla rete autostradale rimangono ancora molti dubbi legati, in primo luogo, alla poca trasparenza che scontano ancora oggi i contratti di concessione delle autostrade, tenuti riservati dallo stesso Ministero.
Nonostante l’Autorità dei Trasporti abbia infatti più volte ribadito la necessità di rendere pubblici tali contratti, questi, a differenza di quanto succede in altri Paesi dell’Ue, rimangono coperti dal segreto di Stato, con buona pace degli utenti che di fatto non possono conoscere i piani di investimento sulla rete dei gestori.
Complessivamente sono 24 le concessionarie autostradali che beneficeranno delle nuove tariffe entrate in vigore dal 1 gennaio, con un aumento, solo per citare i maggiori gruppi, del +1,51% per Autostrade per l’Italia o del +3,02%. per il gruppo Sias. Particolarmente colpiti dagli aumenti saranno i viaggiatori che si spostano tra le Regioni Lazio e Abruzzo lungo la Strada dei Parchi – con rincari che sfiorano il13% – a causa, stando a quanto dichiarato dal concessionario, del blocco delle tariffe imposto negli ultimi tre anni dal Ministero e dalla mancata approvazione del Piano economico e finanziario.
Le proteste e i sit in in atto di questi giorni hanno rivendicato la necessità di ristabilire le precedenti tariffe in vigore prima degli aumenti ma per ora dal Ministro Delrio c’è stata solo una parziale apertura nei confronti delle Regioni Lazio e Abruzzo, per le quali è stato promesso uno sconto-pedaggio, fino al 20%, per i pendolari dell’A24-25, una delle tratte più colpite dagli aumenti.
Resta dunque inascoltato, almeno per ora, l’appello ai gestori autostradali per sospendere gli aumenti, così come la richiesta indirizzata al Ministero dei Trasporti di aprire un tavolo tecnico con le amministrazioni locali al fine di revisionare i parametri di calcolo delle tariffe, da stabilirsi tenendo conto dei tanti pendolari che utilizzano le autostrade italiane. La mobilitazione di cittadini e amministratori continua.