Dopo un primo turno tra diverse sorprese e qualche conferma. Ma centrodestra parte avanti
di Omar Ariu
In tanti si aspettavano delle novità in questa tornata elettorale amministrativa, passata un po’ in sordina rispetto ai tanti temi che hanno caratterizzato l’agenda politica italiana. Domenica prossima si svolgeranno numerosi ballottaggi nei centri coinvolti nelle elezioni amministrative; andremo ad analizzare i contesti più significativi prevalentemente in un’ottica nazionale.
L’unico comune che non considereremo sarà Palermo, perché Leoluca Orlando, sindaco uscente del capoluogo siciliano, ha ottenuto una vittoria netta al primo turno con il 46,3% dei voti (ricordiamo che in Sicilia la legge elettorale prevede la vittoria del candidato che ottiene il 40%+1 dei voti e non il 50%+1).
Come avevamo anticipato nell’articolo della scorsa settimana alcuni risultati dei vari centri e capoluoghi italiani hanno fatto emergere degli sviluppi interessanti da approfondire.
Il primo caso è sicuramente quello di Genova. Possiamo affermare che gran parte delle previsioni per il capoluogo ligure sono state rispettate e infatti è stata palesata la difficoltà che il M5S genovese pativa già da qualche mese. Al ballottaggio di domenica andranno il candidato sindaco del centrodestra Marco Bucci e il candidato espressione del centrosinistra Gianni Crivello. Il primo attualmente si trova in vantaggio con un considerevole 38,8% ottenuto grazie ai buoni risultati dei partiti e delle liste che lo appoggiavano: la Lega Nord ad esempio è passata da un 3,8% delle precedenti elezioni del 2012 a più del 12% di domenica scorsa, con un incremento di quasi 20.000 voti. Il centrodestra e lo stesso Bucci, inoltre, sono stati in grado di smentire i recenti sondaggi che li posizionavano intorno al 30%. Il tutto in una città storicamente orientata verso il centrosinistra.
Quest’ultimo invece ha registrato il 33,4%, tre punti sotto il dato che emergeva dai sondaggi precedenti al primo turno i quali davano Crivello al 37% circa. Probabilmente buona parte di questa diminuzione è da attribuire al cospicuo arretramento del Pd rispetto al 2012, il quale è passato da più di 55.000 voti a poco più di 43.000, con una differenza di quasi 12.000 voti in meno.
Converranno tutti gli analisti però che il grande sconfitto di questa tornata elettorale (come avevamo presupposto nell’articolo precedente viste le notevoli difficoltà interne) è il M5S di Luca Pirondini che con il 18% ottenuto al primo turno è rimasto fuori dai giochi del ballottaggio, nonostante un incremento di circa 4,5% rispetto alle comunali del 2012. Possiamo parlare di grande sconfitto in quanto come tutti sappiamo Genova è la città natale del leader 5 stelle Beppe Grillo nella quale il Movimento nel corso degli anni ha dato segnali di evidente crescita elettorale soprattutto a partire dalle politiche del 2013, quando divenne il soggetto politico più votato della città con il 32% e 112.00 voti. Nel recente giro elettorale invece è andato anche peggio delle previsioni che davano il M5S al 20% circa.
Inevitabilmente una nota da spendere è relativa alla rottura interna consumata con la candidata scelta dagli elettori 5 stelle sul web Marika Cassimatis, destituita dalla candidatura ottenuta per via delle frizioni interne segnalate dallo stesso Beppe Grillo. La Cassimatis ha scelto di correre insperatamente con una frettolosa lista civica che le ha permesso di ottenere poco più di 2000 voti i quali però, aggiunti a quelli ottenuti dal M5S di Pirondini non avrebbero comunque permesso agli stessi grillini di arrivare al ballottaggio. Sarà interessante vedere come i voti ottenuti dal M5S verranno distribuiti, o meno, ad uno dei due candidati ai quali basterà il maggior numero di voti per poter essere eletto sindaco. Prima del turno iniziale i sondaggi davano in vantaggio Crivello su Bucci rispetto ad un ipotetico (poi effettivamente concretizzato) ballottaggio tra i due candidati; vedremo domenica se gli studi condotti dalle agenzie di ricerca verranno confermati.
Altro centro importante è sicuramente Parma,dovei il sindaco uscente Federico Pizzarotti ha cercato la riconferma dopo i 5 anni vissuti sotto l’egida del M5S poi interrotta a seguito della rottura tra lo stesso sindaco e Beppe Grillo. Pizzarotti infatti ha deciso di ricandidarsi con una sua lista civica che già dai sondaggi sembrava aver attecchito sull’elettorato parmense con un 36% circa di intenzioni di voto, di poco smentito dal reale dato ottenuto pari a quasi il 35%. Il sindaco uscente dunque affronterà il candidato del centrosinistra Scarpa che con un inaspettato 33% ha insidiato non poco l’ex grillino. Da segnalare però anche il rilevante 19% ottenuto da Cavandoli del centrodestra che ha distanziato notevolmente il quarto candidato 5 stelle Ghirarduzzi relegato ad un inconsistente 3%. L’ago della bilancia per la vittoria al secondo turno verrà rappresentato sicuramente dall’elettorato del centrodestra il quale dovrà decidere se e come ridistribuire i propri voti al candidato del centrosinistra oppure al sindaco uscente.
Verona ha invece parzialmente smentito le ricerche di sondaggio pre elettorale che avevamo ripreso nell’articolo precedente. Il ballottaggio previsto era quello tra la Sboarina del centrodestra e Salemi del centrosinistra con un terzo outsider di peso come Bisinella sostenuta, in quanto anche consorte, dall’ex leghista Flavio Tosi. Domenica invece si sfideranno al secondo turno proprio Sboarina, in vantaggio con il 29%, e la stessa Bisinella che è riuscita a superare di poco più di 1% pari a circa 1200 voti la sfidante del centrosinistra, rispettivamente al 23,54 e il 22,48%. A fronte di questo dato non sarebbe così strano se parte dei voti del centrosinistra, prevalentemente quelli del Pd, andassero a sostenere la candidata di Flavio Tosi al ballottaggio, se non altro perché si ricorderà come l’ex leghista si schierò nettamente a favore del referendum costituzionale del 4 dicembre. Da evidenziare anche l’atteso ma deludente risultato del M5S nel capoluogo veneto con il 9,5% ottenuto da Alessandro Gennari.
L’altro capoluogo su cui ci siamo concentrati è Catanzaro, in cui si sono verificati dei risultati piuttosto inattesi. Diversi istituti di ricerca assegnavano una vittoria praticamente certa al candidato del centrodestra dato intorno al 52% delle intenzioni di voto. In realtà si andrà al ballottaggio anche nel capoluogo calabrese, dato che il 39% ottenuto da Abramo non è bastato per battere il candidato del centrosinistra Ciconte il quale invece ha registrato un importate31% rispetto al 27% previsto dai sondaggi. Altra delusione per i 5 stelle che con un 6%, anziché il 12% previsto, sono stati scavalcati anche dal civico Fiorita grazie al suo notevole 23% . La particolarità di questo contesto socio politico rende anche particolarmente difficile avanzare possibili dinamiche per il secondo turno che a questo punto non sembra poi così scontato come sembrava essere inizialmente.
Oltre ai capoluoghi di cui abbiamo parlato anche altre importanti città italiane domenica vedranno sfidarsi i due candidati sindaci più votati nelle rispettive competizioni elettorali.
A L’Aquila sarà ancora centrosinistra contro centrodestra tra i due candidati Di Benedetto (47%) e Biondi (36% circa), con l’esclusione a sorpresa della candidata Cimoroni data addirittura in vantaggio su tutti alla vigilia delle elezioni. Righetti dei 5 stelle ha ottenuto poco meno del 5%.
Anche a Padova Bitonci e Giordani, rispettivamente di centrodestra e centrosinistra si sfideranno al ballottaggio di domenica, il primo dei quali si presenterà in vantaggio con il 40% e il secondo ad inseguire con il 29%. Anche in questo caso il M5S è escluso dai giochi a fronte del 5% dei voti ottenuti.
Piacenza è l’altra cittadina emiliana che vedrà la competizione al secondo turno tra Barbieri del centrodestra (34,8%) e Rizzi del centrosinistra (28%), a conferma di quanto previsto dai sondaggi pre elettorali seppur con percentuali differenti per entrambi in candidati. M5s del candidato Pugni fuori dal ballottaggio con un inatteso 10%.
Gli ultimi due comuni che avevamo analizzato, Como e Lecce, seguono il trend elettorale della maggior parte dei comuni esaminati che prevedono il confronto tra i candidati di centrodestra e centrosinistra al secondo turno e il M5s ancora una volta fuori dalla competizione elettorale per la scelta definitiva del candidato sindaco.
Il tripolarismo di cui avevamo parlato nel precedente articolo, almeno a livello locale, sembra aver registrato uno stallo. Due sono gli elementi che hanno evidentemente condizionato questa prima parte di competizione elettorale. La ripresa del centrodestra in tanti comuni e la caduta del M5S.
In quasi tutti i capoluoghi di Provincia chiamati al voto, oltre a quelli che abbiamo analizzato, lo scontro sarà tra candidati del centrodestra e del centrosinistra. Solo ad Asti (in cui peraltro il candidato 5 stelle appare in netto svantaggio rispetto al rivale del centrodestra dato al 47% contro il 15% del candidato grillino) il M5S potrà cercare di ottenere la vittoria al secondo turno. Chiaramente stiamo tenendo in considerazione i centri cittadini più numerosi, dunque quelle città con una ripercussione quanto più assimilabile alla scala nazionale. In realtà, in alcuni centri minori in cui il M5s non era nemmeno presente in consiglio comunale, il movimento ha ottenuto dei risultati significativi, come a Carrara e Fabriano. Dei 143 comuni superiori ai 15000 abitanti chiamati al voto (esclusi i 25 capoluoghi di provincia già considerati) il M5S è riuscito ad andare al ballottaggio in 9 comuni: oltre a Carrara e Fabriano anche a Scordia in provincia di Catania, a Santeramo in Colle (Bari), Mottola (Taranto), Canosa di Puglia (Barletta-Andria-Trani), Acqui Terme (Alessandria), Ardea e Guidonia Montecelio (Roma) i grillini avranno la possibilità di partecipare al ballottaggio. Certo, rispetto ai principali centri italiani non stiamo parlando di un grande successo elettorale per i 5 stelle ma probabilmente nemmeno di una caduta così imponente come alcuni opinionisti vanno propugnando. Se non altro perché a parlare di un ritorno del bipolarismo, molto probabilmente, si commette un errore tanto grossolano quanto frettoloso.
D’altra parte però i vertici del M5S dovranno analizzare bene questa tornata elettorale per cercare di evidenziare gli errori commessi, anche su scala nazionale, e tentare di intercettare nuovamente quel sentimento di rottura rispetto agli schemi classici in seno all’elettorato che ha determinato notevoli successi per i 5 stelle in questi anni. In ogni caso, anche chi riteneva che il centrodestra fosse praticamente finito (errore già commesso anche in passato) e che il centrosinistra potesse patire le difficoltà riscontrate a livello nazionale, dovrà evidentemente portare avanti un’analisi un po’ più approfondita.