La Banca d’Italia ha emesso una nota esplicativa sul decreto legge, approvato il 29 gennaio a Montecitorio, sulla ricapitalizzazione delle quote. Palazzo Koch ci tiene anzitutto a precisare che, la Banca d’Italia, era e resta un istituto di diritto pubblico, che svolge funzioni pubbliche su cui nessun soggetto privato mai ha potuto, né mai potrà, esercitare alcuna influenza. Così si legge nel documento.
La riforma – prosegue poi l’istituto di via Nazionale, crea le condizioni perché i partecipanti al capitale non siano più in pochi, come oggi, ma in tanti; non solo banche e compagnie assicurative, ma anche fondi pensione e fondazioni.
Quanto agli effetti sui bilanci dei partecipanti al capitale, ricorda Banca d’Italia, la riforma ha due effetti fondamentali: il primo è quello di allargare la platea dei partecipanti al capitale della Banca, in modo che ciascuno ne detenga solo una piccola quota (comunque non superiore al 3 per cento); il secondo è quello di risolvere definitivamente un’ambiguità presente nello statuto fino al 1948. Proprio sul tema dei dividendi, l’istituto ci tiene a concludere che, i dividendi complessivi ai quotisti, non potranno mai superare i 450 milioni.
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