Al centro la separazione tra credito e prodotti finanziari. La Commissione Finanze della Camera avvia l’esame dei Ddl
Introdurre anche in Italia, seguendo l’esempio degli Stati Uniti e di alcuni Stati europei, la separazione tra le attività condotte dalle banche commerciali e le operazioni proprie delle banche d’affari. Questo è l’obiettivo di una serie di Disegni di Legge all’esame della Commissione Finanze della Camera, che la settimana scorsa ne ha avviato l’esame disponendo un ciclo di audizioni sull’argomento.
I testi (in totale 12) propongono strade diverse per distinguere gli istituti che si occupano di gestione del risparmio dei privati ed erogazione del credito alle imprese dagli enti che conducono investimenti sui mercati finanziari.
Le alternative offerte dai Ddl sono essenzialmente tre: modificare l’articolo 10 del Testo unico bancario (Tub), imponendo alle banche il termine di un anno per scegliere se esercitare attività legate all’economia reale o operazioni di carattere speculativo; delegare il Governo a riformare l’ordinamento bancario facendo perno sulla distinzione (specificata con apposite definizioni) tra i due ambiti, individuando un arco temporale di almeno dodici mesi per risolvere le incompatibilità delle banche e prevedendo un trattamento fiscale più favorevole per gli istituti commerciali; intervenire sull’articolo 13 del Tub, prevedendo una biforcazione dell’Albo delle banche attive in Italia.
Saranno ora da vedere l’esito delle audizioni e le scelte che la Commissione Finanze compirà in termini di testo base su cui concentrare i lavori, ma l’avvio di una discussione parlamentare su un tema così sensibile per la vita del Paese (ancor di più dopo un decennio di crisi economica) è un evento tanto rilevante quanto positivo.