Lettera dall’avv. Ippolita Ghedini, poi seduta secretata. Accolta la richiesta di Augello. In seguito audizione Bankitalia
Doveva essere solo l’ennesima audizione di Carmelo Barbagallo in Commissione Banche, ma il rappresentante di Bankitalia ha dovuto attendere non poco prima di leggere la sua relazione sulle quattro banche del centro Italia (CariFerrara, BancaMarche, Carichieti e BancaEtruria). La seduta è infatti iniziata con l’annuncio, da parte del presidente, Pier Ferdinando Casini, di aver ricevuto una lettera dallo studio legale dell’avvocato Ippolita Ghedini, che precisando di non avere rapporti professionali con il più noto fratello Nicola, ha ritenuto di inviare alla Commissione tutta la documentazione intercorsa fra Veneto Banca e il suo studio che forniva diverse prestazioni all’Istituto. Tutto ciò allo scopo di chiarire la sua posizione dopo alcuni dubbi avanzati dalla carta stampata.
Dopo il ringraziamento di Casini per questo atto di trasparenza, la Commissione è stata subito secretata. Alla riaccensione delle telecamere, non è comunque stato possibile iniziare l’audizione di Barbagallo. Il senatore, Andrea Augello (centrodestra) infatti ha avanzato dubbi sulla documentazione fornita dalla procura di Arezzo e sulla scarsità di informazioni avuta in audizione, proponendo di chiedere nuovamente tutte le carte ai magistrati interessati. Altri commissari si sono dichiarati d’accordo, tra gli altri Renato Brunetta, mentre Matteo Orfini ha condiviso questa richiesta ma ha fatto notare come alcune forze politiche avessero ventilato sui giornali la necessità di audire nuovamente il procuratore Rossi, richiesta che poi non è stata realmente portata alla Commissione e che in ogni caso lui avrebbe accettato.
Terminato il dibattito, è venuto finalmente il turno del capo della vigilanza di Bankitalia. I fatti sono apparsi subito simili a quelli delle due banche venete: sono state condotte in totale 18 ispezioni fra il 2008 e il 2015 nei quattro istituti interessati, e Barbagallo ha tenuto a sottolineare come si sia trattato di un lavoro lungo e approfondito, poiché una singola ispezione può andare dai 2 ai 6 mesi e coinvolgere dalle 4 alle 7 persone. Gli ispettori avrebbero rilevato anche in questi quattro casi una governance inadeguata e comportamenti imprudenti da parte del management, che la crisi economica e bancaria avrebbe poi fatto esplodere.
Con una mancata selezione dei vertici aziendali, una gestione non sana e un controllo interno inefficace, gli istituti si sono dovuti confrontare anche con il ruolo esercitato dalle fondazioni controllanti, le quali si sono spesso opposte a soluzioni aggregative. Nel frattempo, i crediti deteriorati sono arrivati ad essere doppi rispetto alla media del sistema bancario, e sono stati la conseguenza delle procedure successive.
Nonostante l’irrogazione di sanzioni da parte della vigilanza per un totale di 13,4 milioni di euro a 140 diverse persone fisiche, le risposte date dai vertici e dai manager sono sempre state insoddisfacenti o non hanno tenuto conto in alcun modo delle indicazioni prescritte. Lo stesso ricambio dei vertici si è rivelato inutile.
Barbagallo ha tenuto a ricordare che con la normativa in vigore da novembre 2015, che ha recepito le nuove regole europee, le cose sarebbero andate diversamente. In ogni caso, all’avvio del commissariamento sarebbero state ricercate soluzioni di mercato, ma senza successo. Barbagallo ha negato che sia stata ricercata la fusione fra Banca Etruria e Popolare di Vicenza, così come detto da più parti in questi mesi. Ha inoltre consegnato con l’informativa tutti i tentativi fatti per l’acquisizione delle quattro banche. Pesavano prima del 2015 la crisi economica e le incertezze normative, e quando si è tentata la soluzione del fondo interbancario di tutela dei depositi questa è stata ritenuta aiuto di stato dall’Unione Europea. Per questo, alla fine, si è proceduto alla risoluzione, evitando comunque bail in o liquidazione coatta, che per i correntisti e i dipendenti delle banche sarebbero state molto più gravose.
L’audizione è proseguita con i dettagli di quanto avvenuto sui singoli istituti. Fra questi, desta il maggiore interesse naturalmente Banca Etruria, riguardo la quale Barbagallo ha affermato come il consiglio di amministrazione, nel 2014, apparisse quasi inconscio della situazione in cui si trovava. Il paragone poco formale indicato dal capo della Vigilanza di Bankitalia è stato quello dei danzatori sul Titanic.