La Banca d’Italia ha pubblicato il primo Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici. Con il Rapporto, che ha cadenza annuale, la Banca risponde all’impegno – preso con la Carta degli investimenti sostenibili – di comunicare i risultati conseguiti dalle strategie di investimento sostenibile adottate per i portafogli non di politica monetaria, nonché contribuire alla diffusione della cultura ESG nel sistema finanziario e tra i cittadini.
A partire dal 2019 la strategia di investimento sostenibile è stata ampliata in termini di classi di attività finanziarie e di obiettivi, attribuendo progressivamente una maggiore attenzione ai fattori ESG e in particolare a quelli legati al cambiamento climatico. Si intende così contribuire anche al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità individuati sia a livello europeo, con l’approvazione del regolamento UE/2021/1119 per il conseguimento della neutralità climatica, sia a livello nazionale, con la modifica degli artt. 9 e 41 della Costituzione che ha introdotto un riferimento alla tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.
Alla fine del 2021 i portafogli potenzialmente interessati da una gestione sostenibile avevano un controvalore di circa 210 miliardi di euro.
Anche sul fronte della gestione dei rischi dal 2019 la Banca ha integrato in maniera graduale i fattori climatici e di sostenibilità nei preesistenti modelli. In un primo momento l’integrazione è avvenuta a valle dell’allocazione del portafoglio tra le varie classi di attività e ha riguardato la selezione dei titoli dapprima per i portafogli azionari, quindi per quelli obbligazionari. In un secondo momento i profili di sostenibilità sono stati utilizzati anche nella fase di allocazione tra classi di attività solo per i titoli di emittenti privati; l’impiego dei fattori ESG è stato così esteso all’intero processo di investimento, dalla fase di allocazione fino a quella di selezione dei singoli titoli.
La strategia di investimento sostenibile si traduce in una combinazione di diverse politiche di gestione del portafoglio: per i titoli di emittenti privati queste considerano criteri di: (a) esclusione sulle società selezionabili; (b) preferenza delle imprese che adottano le migliori prassi ESG (best in class); (c) integrazione di profili ESG nei modelli finanziari; inoltre per i titoli pubblici e privati sono impiegate politiche di investimento tematiche (ad es. per l’acquisto di obbligazioni verdi).
Finora gli indicatori ESG utilizzati per orientare le scelte sui portafogli di strumenti di emittenti privati sono stati di tipo storico e non prospettico. Le informazioni sui piani futuri diffuse dalle imprese rappresentano tuttavia una base da cui partire.
Da quest’anno quindi le decisioni di investimento vengono prese anche in considerazione degli impegni di decarbonizzazione e dei piani di transizione delle imprese. Verrà infine creato un portafoglio azionario di investimento tematico destinato alle aziende maggiormente in grado di contribuire alla transizione ecologica, per cogliere le opportunità legate alle innovazioni tecnologiche e favorire il cambiamento strutturale del sistema economico.
L’esame degli indicatori e dei risultati mostra i progressi compiuti dalla Banca negli ultimi anni. Per il portafoglio azionario gestito internamente (pari a 16 miliardi di euro e corrispondente a oltre il 90 per cento degli investimenti in titoli privati dell’Istituto), l’impronta carbonica è diminuita del 60 per cento rispetto al 2018 ‒ anno precedente l’avvio della strategia di investimento sostenibile ‒ ed è inferiore del 37 per cento rispetto all’indice di mercato preso come riferimento.
Sono migliori dell’indice anche l’intensità carbonica (-24 per cento), gli usi di energia elettrica (-21 per cento), di acqua (-14 per cento) e la produzione di rifiuti (-28 per cento). Relativamente agli indicatori sociali, la quota di donne impiegate è maggiore di 7 punti percentuali rispetto al benchmark e il tasso di infortuni è inferiore del 9 per cento.