Bankitalia ha pubblicato il secondo Bollettino Economico del 2023 della BCE. Per quanto riguarda il Quadro Generale, secondo le proiezioni, l’inflazione dovrebbe ancora rimanere troppo elevata per molto tempo (a febbraio è scesa all’8,5%, a seguito di un nuovo brusco calo delle quotazioni dell’energia). Per tale motivo, il 16 marzo 2023 il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. La decisione è, in linea con la determinazione della BCE di voler assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 % nel medio termine.
La componente energetica, che aveva raggiunto un massimo oltre il 40 % lo scorso autunno, dovrebbe diventare negativa nella seconda metà del 2023 sulla scia di corsi delle materie prime scesi al di sotto dei livelli osservati prima dell’invasione russa dell’Ucraina, di forti effetti base e del rafforzamento del tasso di cambio dell’euro.
Date le prospettive più favorevoli per le quotazioni delle materie prime energetiche, le misure di bilancio dovrebbero esercitare un ruolo in certa misura minore nel contenimento dei corsi dell’energia nel 2023 e, con il ritiro di tali provvedimenti, nel 2024 ci si attende un rimbalzo dell’inflazione dei beni energetici di minore entità.
La BCE sta inoltre monitorando con attenzione le tensioni in atto sui mercati e di essere pronta a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. Il settore bancario dell’area dell’euro, secondo la BCE, è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità. In ogni caso, il Consiglio Direttivo ha specificato che, qualora ne maturasse l’esigenza, la BCE dispone di tutti gli strumenti necessari a fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, e a preservare la politica monetaria.
Le nuove proiezioni macroeconomiche sono state ultimate agli inizi di marzo, prima delle recenti tensioni emerse nei mercati finanziari, vedi fallimento Silicon Valley Bank e operazione Credit Suisse.Tali tensioni comportano pertanto ulteriore incertezza riguardo alle valutazioni dello scenario di base per l’inflazione e la crescita. Prima di questi sviluppi recenti, il profilo dello scenario di base per l’inflazione complessiva era già stato rivisto al ribasso, soprattutto per effetto del minore contributo delle quotazioni energetiche rispetto alle attese precedenti.
Gli esperti della BCE indicano ora che l’inflazione si collocherebbe in media al 5,3% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. Allo stesso tempo, le pressioni di fondo sui prezzi restano intense. L’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari ha continuato ad aumentare a febbraio e gli esperti della BCE si attendono una media del 4,6 % nel 2023, livello più elevato rispetto a quello anticipato nelle proiezioni di dicembre. In seguito, dovrebbe ridursi al 2,5 % nel 2024 e al 2,2% nel 2025, via via che le spinte al rialzo derivanti dai passati shock dell’offerta e dalla riapertura delle attività economiche verranno meno e che la politica monetaria più restrittiva frenerà sempre più la domanda.
L’economia dell’area dell’euro ha ristagnato nel quarto trimestre del 2022. Pertanto, è stata evitata la contrazione attesa in precedenza. Tuttavia, la domanda interna del settore privato ha registrato un brusco calo. L’elevata inflazione, le attuali incertezze e le condizioni di finanziamento più stringenti hanno compresso i consumi e gli investimenti privati, che sono diminuiti rispettivamente dello 0,9 % del 3,6 %. Secondo lo scenario di base, l’economia dovrebbe segnare una ripresa nei prossimi trimestri.
Le proiezioni per la crescita nel 2023 sono state corrette al rialzo nello scenario di base, collocandosi in media all’1% per effetto sia del calo delle quotazioni energetiche, sia della maggiore tenuta dell’economia a fronte del difficile contesto internazionale. La BCE si attende che la crescita aumenti ancora, all’1,6 % sia nel 2024 sia nel 2025, sostenuta dal vigore del mercato del lavoro, dal miglioramento del clima di fiducia e dalla ripresa dei redditi reali. Allo stesso tempo, il rafforzamento della crescita nel 2024 e nel 2025 risulta inferiore rispetto alle proiezioni di dicembre, di riflesso alla politica monetaria più restrittiva.