Cambio in vista al vertice dell’Istituto di Francoforte, ma i tassi rimangono per ora gli stessi. All’orizzonte, però, una riduzione per far risalire l’inflazione e una ripresa degli acquisti di titoli di Stato
Nessun taglio per ora ai tassi di interesse, mantenimento dei livelli minimi e (forse) un nuovo quantitative easing.
È questa la ricetta prospettata dal Presidente uscente della Banca Centrale europea, Mario Draghi, nella sua ultima conferenza stampa da capo della BCE, per rimettere l’inflazione europea in carreggiata, finora troppo bassa.
La Banca centrale europea ha infatti confermato in modo ufficiale che lascerà i tassi invariati ai livelli attuali (il tasso principale è 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%), prospettando la possibilità di portarli a livelli inferiori fino “almeno alla prima metà del 2020 e comunque per tutto il periodo di tempo necessario” per far risalire l’inflazione.
Dunque, la tempistica preannunciata da Francoforte fornisce un orizzonte temporale più ampio rispetto ad un possibile rialzo dei tassi e anzi apre alla possibilità di un taglio.
I mercati erano convinti che un intervento ci sarebbe stato, entro il termine del mandato di Mario Draghi (fine ottobre) e prima dell’arrivo di Christine Lagarde.
Il Consiglio della Bce ha però confermato nei giorni scorsi l’intenzione di “continuare a reinvestire, per intero, i principali pagamenti derivanti dalla maturazione dei titoli” acquistati nell’ambito del programma di Quantitative easing, “per un periodo di tempo prolungato” oltre la data in cui prenderà il via il rialzo dei tassi di interesse e “in ogni caso per il tempo necessario a mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario“.
Ma cosa ha stimolato la reazione dei mercati? Il fatto che la Bce si sia detta “determinata ad agire se le prospettive d’inflazione nel medio termine continuano ad essere inferiori al suo obiettivo” vicino al 2% nel medio termine, sicuramente ha dato un importante scossone. E anche l’aver ribadito di voler ricorrere a tutti gli strumenti per raggiunger l’obiettivo, è stato di grande stimolo.
Ma quel che più ha fatto rumore è il cenno allo studiare “le dimensioni e la composizione di nuovi acquisti di titoli“, cioè a ripreparare un nuovo Quantitative easing, il piano straordinario di acquisti sul mercato secondario, che torna dunque a presentarsi all’orizzonte
Nel frattempo, però, il Consiglio “ha dato mandato ai relativi comitati dell’Eurosistema di esaminare le opzioni” sul tavolo.
Il riferimento è a strumenti per rafforzare la cosiddetta “forward guidance” – ovvero le indicazioni sulle future traiettorie dei tassi – e a sistemi che permettano di proteggere le banche dagli effetti negativi dei tassi negativi (ovvero ‘caricare’ i depositi delle banche a diversi livelli di tasso a seconda del loro ammontare).
In conferenza stampa, Draghi ha poi spiegato come l’economia europea sia resiliente, ma il clima generale e le tensioni internazionali (su tutte, il protezionismo) stanno pesando sull’economia europea e in particolare sulla manifattura, abbassando le prospettive di inflazione. “Non ci piace quello che vediamo sul fronte dell’inflazione“, ha detto il Presidente uscente della Bce. Proprio sull’obiettivo di raggiungere inflazione inferiore, ma vicina, al 2% nel medio periodo – che è il cuore del mandato della Bce – il governatore ha spiegato che c’è stata una discussione tra i banchieri centrali sull’opportunità di ragionare di possibili modifiche a questo obiettivo.
Anche i veri governi sono stati però chiamati in causa: “Se continuasse questo peggioramento economico nell’Eurozona, il ruolo della politica di bilancio diventerebbe essenziale”, ha avvertito Draghi, dopo aver rilevato che il settore manifatturiero in Germania e in Italia sta soffrendo uno “shock idiosincratico”.
Di tutto questo, di questa fase, però, non sarà l’economista italiano ad occuparsene, bensì Christine Lagarde, che ha incassato il nulla osta del Consiglio della Bce alla propria nomina quale successore di Mario Draghi.
“E’ una persona di riconosciuta reputazione ed esperienza professionale in materia monetaria o bancaria“, ha detto la BCE.