Sta facendo molto discutere PimEyes, un nuovo sito web dedito alla ricerca delle immagini di qualsiasi persona nel mare magnum del web.
PimEyes non è altro che un motore di ricerca specializzato nel trovare volti di donne e uomini online, capace di scandagliare il mondo di Internet alla ricerca di tutti i siti che contengono un determinato volto. Alla base del funzionamento di PimEyes ci sono tecnologie di ricerca del riconoscimento facciale, indispensabili per eseguire una ricerca di immagini inversa.
Tramite un apposito “Face Finder” l’utente riesce facilmente, in tal modo, a trovare un volto e a risalire al sito web che lo utilizza, consentendo in tal modo di poter controllare non solo la privacy ma anche eventuali violazioni del diritto d’autore.
“Utilizzando le ultime tecnologie, l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, ti aiutiamo a trovare le tue foto su Internet e a difenderti da truffatori, ladri di identità o persone che usano la tua immagine illegalmente” si legge sul sito. “Ecco perché abbiamo creato PimEyes, uno strumento multiuso che ti consente di rintracciare il tuo viso su Internet, rivendicare i diritti di immagine e monitorare la tua presenza online”.
Il sito è capace, ad esempio, di trovare – seppellite nel web – anche immagini pubblicate molti anni fa, oppure volti della persona di nostro interesse anche all’interno di siti sessualmente espliciti o addirittura a carattere pornografico.
Se da una parte, dunque, PimEyes permette a ciascuno di controllare l’utilizzo della propria immagine, dall’altra parte chiunque potrebbe ricercare l’immagine di chiunque – e quindi non solo la propria – verificando (o scoprendo) in tal modo in quali siti (più o meno leciti) dove l’immagine è utilizzata. Con buona pace della privacy.
Infatti, tramite l’utilizzo di questo portale, si potrebbe benissimo risalire a fatti lontani nel tempo e ancora presenti su Internet, capaci di svelare a chiunque fatti di un passato che magari non tutti vogliono rendere noto. Non un semplice motore di ricerca, dunque, ma uno strumento altamente pervasivo nella vita di molti.
Infatti, se dopo le prese di posizione della Corte di Giustizia UE si è faticosamente riusciti ad introdurre all’interno del panorama europeo il c.d. “Diritto all’oblio” – con la possibilità per ciascuno di non vedersi più “trovato” da Google e dagli altri motori di ricerca – la logica di PimEyes non sembra ricadere nell’ambito della decisione della Corte di Giustizia, con un conseguente via libera ad un passato che spesso risulta ingombrante.
Infatti, il protagonista dell’immagine ricercata non deve in nessun modo autorizzare l’utente a caricare la foto su PimEyes (magari presa liberamente da un social network), non essendo richiesta tale funzionalità e, naturalmente, liberaoria pressoché impossibile da ottenere nella pratica. Anche perché, molte volte, l’involontario protagonista della ricerca non ha scelto di stare sul web (pensiamo ad un maniaco della propria riservatezza), ma banalmente c’è finito perché si è ritrovato, suo malgrado, all’interno di una foto di gruppo che i suoi amici, senza troppe preoccupazioni, hanno deciso di rendere pubblica postandola sul web.
Se non usato saggiamente, dunque, PimEyes potrebbe rapidamente trasformarsi in uno strumento utile a generarescoperchiare antichi altarini, molestie, screditamenti e persecuzioni informatiche: è la tecnologia, bellezza!