Juncker: “Un bilancio pragmatico e moderno, al servizio di un’Unione che protegge, dà forza e difende”. E chi non rispetta lo Stato di diritto perde i fondi
Nel corso della presentazione della proposta di bilancio elaborata dalla Commissione Europea di fronte all’Assemblea riunita a Strasburgo, il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha voluto sottolineare il ruolo che l’Europa è chiamata a svolgere nel garantire la sicurezza e la stabilità in un mondo instabile, proprio quando la Brexit lascia un vuoto significativo nel bilancio dell’Unione (parliamo di cifre che oscillano tra i 12 e i 13 miliardi di euro all’anno).
Nel complesso, la Commissione propone un bilancio di 1135 miliardi di € in impegni (espressi in valori correnti) per il periodo 2021-2027, pari all’1,11 % del reddito nazionale lordo dell’UE-27. La proposta del braccio esecutivo dell’Unione sposa le priorità politiche delineate nel programma presentato dal Presidente Jean-Claude Juncker nel suo discorso sullo stato dell’Unione risalente al 14 settembre 2016.
Volendo infatti spronare gli Stati Membri a concentrare gli sforzi finanziari nei settori in cui l’Unione può raggiungere il meglio in termini di risultati, il Presidente Juncker ha dichiarato: “Il nuovo bilancio rappresenta l’occasione per plasmare una nuova, ambiziosa Unione a 27, con al centro il vincolo della solidarietà. Con la proposta di oggi abbiamo presentato un piano pragmatico su come fare di più con meno. Il vento economico favorevole nelle nostre vele ci dà un margine di manovra ma non ci mette al riparo dalla necessità di operare risparmi in alcuni settori.”
La proposta avanzata dalla Commissione, elaborata, in particolare, dal Commissario al Bilancio Günther H. Oettinger, risponde a questa duplice sfida mediante tagli alla spesa e nuove risorse, realizzando risparmi e aumentando l’efficienza. La Commissione propone che i finanziamenti a favore della politica agricola comune e della politica di coesione subiscano una modesta riduzione (in entrambi i casi del 5% circa).
A detta di Oettinger, quello che costituisce davvero il nucleo di questa proposta di bilancio è il “valore aggiunto europeo”: ovvero quegli investimenti nei settori nei quali i singoli Stati membri non possono agire da soli o nei quali è più efficiente operare insieme, come nei campi della ricerca, della migrazione, del controllo delle frontiere o della difesa. Ridimensionati gli ambiti più “tradizionali”, come la PAC (-7%) e la politica di coesione (-4%), mentre raddoppia il budget del programma Erasmus+, del corpo europeo di solidarietà e i fondi per il Digital Single Market. Il piano della Commissione prevede anche che il 25% del budget sia dedicato alla lotta al cambiamento climatico.
La proposta della Commissione presieduta da Juncker sottolinea così la necessità di un bilancio moderno, semplice e flessibile che punti a ridurre gli oneri burocratici a carico dei beneficiari, a ridurre di oltre un terzo il numero dei programmi (passando dai 58 attuali a 37 in futuro), razionalizzando profondamente l’uso degli strumenti finanziari, e creando una nuova “Riserva dell’Unione” che permetta di affrontare eventi imprevisti e situazioni di emergenza in settori quali la sicurezza e la migrazione. Inoltre Bruxelles ha deciso di dimezzare l’obolo sui dazi doganali che ogni stato membro deve versare al bilancio Ue, riducendolo dal 20% al 10%.
In quanto alle nuove fonti di entrata del bilancio, la Commissione propone di semplificare l’attuale risorsa propria basata sull’IVA e di introdurre un paniere di nuove risorse proprie collegato alle priorità politiche dell’UE nel quale rientrano:
– il 20% delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni (Emission Trading System);
– un’aliquota di prelievo del 3% applicata alla nuova base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società, che verrà introdotta gradualmente, una volta adottata la legislazione necessaria (Corporate Tax);
– un contributo nazionale calcolato in base alla quantità di rifiuti non riciclati di imballaggi in plastica di ciascuno Stato membro (0,80 € al chilogrammo), che sposa Plastics Strategy e il Pacchetto sull’Economia Circolare.
Queste nuove risorse proprie rappresenteranno il 12% circa del bilancio totale dell’UE e potrebbero apportare fino a 22 miliardi di € l’anno per il finanziamento delle nuove priorità.
Non solo, altra importante innovazione è la proposta di rafforzamento del legame tra i finanziamenti UE e lo Stato di diritto, il cui rispetto è presupposto essenziale di una sana gestione finanziaria e dell’efficacia dei finanziamenti UE. I nuovi strumenti proposti consentirebbero all’Unione di sospendere, ridurre o restringere l’accesso ai finanziamenti dell’UE in modo proporzionale alla natura, alla gravità e alla portata delle carenze relative allo Stato di diritto. Proposta accolta favorevolmente dal Presidente del Gruppo ALDE, Guy Verhofstadt, secondo il quale “l’Europa deve smettere di finanziare l’illiberalismo” e coloro che rigettano i valori fondamentali dell’Unione Europea, come Ungheria e Polonia.
Che cosa accadrà ora?
La Commissione presenterà, nelle prossime settimane, proposte dettagliate relative ai futuri programmi di spesa settoriali. La decisione sul futuro bilancio a lungo termine dell’UE spetterà poi al Consiglio, che delibererà all’unanimità, previa approvazione del Parlamento europeo.
Stando al fatto che il fattore tempo è essenziale, l’entusiasmo di Juncker, convinto che si debba “conseguire un accordo prima delle elezioni del Parlamento europeo il prossimo anno”, non è affatto condiviso da molti Capi di Stato ed europarlamentari che si sono già espressi contro la proposta della Commissione.
Tra questi, il Primo Ministro danese, Lars Rasmussen, che su Twitter ha commentato così la proposta: “La Commissione Europea ha presentato un budget della taglia di 28 Paesi Membri. A finanziarlo però siamo solo 27 Stati Membri. Un’Unione Europea più piccola dovrebbe significare anche un bilancio più piccolo”. Posizione condivisa anche dal Premier olandese Mark Rutte che sottolinea come “ci sia ancora molto da negoziare”.
Vedremo quale sarà la posizione dell’Italia a riguardo, con un Governo Gentiloni che – seppur dimissionario – ad oggi è l’unico in campo.