La piccola Alexis, nonostante la giovane età, era spesso irrequieta, ansiosa e depressa. Non di rado manifestava anche comportamenti autolesionistici e idee suicide. I genitori Kathleen e Jeff Spence erano disperati. Non reggevano emotivamente quel triste spettacolo, il loro piccolo fiore che, giorno dopo giorno andava spegnendosi.
Dopo molte visite specialistiche, esami e colloqui con gli psicologi ecco affacciarsi la probabile causa di tutto ciò: una dipendenza patologica dai social network, un malessere infido che costringeva la bambina a ritirarsi sempre di più a chiudersi in sé stessa.
Benché l’età minima in America per farlo sia fissata in 13 anni, Alexis si era iscritta – ad 11 anni e di nascosto – a Instagram e, da li, era entrata in un mondo più grande di lei, fatto di dipendenza digitale, irrequietezze, disturbi e malesseri.
Adesso la parola spetterà ai giudici californiani. I genitori della piccola, infatti, hanno condotto alla sbarra Meta (già Facebook, proprietaria di Instagram) accusando il popolare social di lesioni personali, forti delle rivelazioni che, lo scorso anno, i Facebook Papers hanno messo in evidenza, ovvero la conoscenza diretta da parte del management del social degli effetti deleteri della prolungata esposizione sui più piccoli.
Tra i comportamenti contestati l’incapacità della creatura di Mark Zuckerberg a verificare la reale età degli iscritti, insieme all’aver preso sottogamba l’intera problematica, ovvero gli effetti distruttivi sulla psiche degli adolescenti di social network come Instagram.
Non si conosce ancora la linea difensiva che Facebook intenderà sostenere, ma certo non depone a favore la proposta, risalente allo scorso anno, di creare un social interamente dedicato ai più piccoli. L’idea, abbandonata soltanto dopo che moltissime famiglie hanno eretto le barricate (insieme a 44 procuratori statunitensi che, in una lettera aperta al fondatore della piattaforma, hanno chiesto di abbandonare i piani) era proprio quella di ricreare un Instagram ma da dedicare ai minori di 13 anni
Come riportato dal New York Post, molti genitori avevano iniziato a protestare contro Mark Zukerberg e soci, preoccupati per i possibili riflessi che tale nuova piattaforma potrebbe avere sullo sviluppo psicologico dei bambini, ma anche per le possibili insidie di “orchi” iscritti sotto falso nome, pervertiti che trincerandosi dietro falsi account potrebbero insidiare la vita dei propri figli.
Una preoccupazione in più per ogni mamma e papà impegnati ogni giorno nella difesa dei propri cuccioli.