La presidente della Camera interviene dopo le parole di monsignor Bassetti al quale, però, ha replicato subito Salvini. Evento in occasione del Giorno della Memoria
di Rita Murgese
Il rispetto per una pagina nera della storia italiana imporrebbe il silenzio su tematiche politiche che si discutono in maniera accesa in queste ore. Ma il tema è caldo e, sebbene con le dovute cautele istituzionali, è difficile far finta di nulla.
L’evento ‘Perseguitati per Legge – 1938, ottant’anni fa le leggi razziali’, organizzato nella Sala della Regina di Montecitorio dalla presidente Laura Boldrini in collaborazione con l’Unione delle comunità ebraiche italiane, e in occasione della diciottesimo Giorno della Memoria, arriva del resto all’indomani del monito che il presidente della Cei, monsignor Gualtiero Bassetti, ha rivolto nel corso del Consiglio Episcopale Permanente. “Bisogna reagire a una cultura della paura– ha detto il presidente dei vescovi – che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente” – facendo chiaro riferimento alle parole del candidato presidente della Lega in Lombardia, Attilio Fontana.
Per questo, era atteso un commento anche da parte della presidente della Camera che, invece, si è limitata a ricordare l’importanza di mantenere vivo il ricordo dell’eccidio ebraico e di altre minoranze per mano fascista e nazista: “In tanti, ancora oggi, sottovalutano il proliferarsi di gruppi che adottano (nel loro linguaggio e nelle loro azioni N.d.R.) il vecchio armamentario fascista”, ha detto Boldrini.
Non si compie comunque una forzatura se si collega questo breve riferimento al richiamo alla ‘razza bianca’ fatto qualche giorno fa dal candidato Presidente della Regione Lombardia, nel corso di una intervento in tema di immigrazione per Radio Padania. A dare credito a questa relazione interviene il tweet mattutino della Boldrini: “Il concetto di razza dovrebbe essere archiviato per sempre, non tirato fuori per cercare consenso”.
Ed è proprio sul consenso degli italiani chiamati a votare il prossimo 4 marzo, sia per le Politiche che per le Regionali in Lazio e Lombardia, che si inserisce il botta e risposta tra monsignor Bassetti e il segretario nazionale della Lega, Matteo Salvini. Al di là dell’avviso lanciato dal Presidente dei vescovi italiani ai politici impegnati nella campagna elettorale (“E’ immorale fare promesse che già si sa di non riuscire a mantenere” – ha aggiunto), le parole di Bassetti hanno colpito infatti nel segno dei valori leghisti, ossia “l’Italia agli italiani, fuori gli immigrati clandestini”. Il risultato è stato che il candidato premier della Lega, ha contrattaccato affermando che il suo è l’unico partito “antidoto al razzismo”, perché combattendo l’incontrollata immigrazione riesce ad arginare reazioni non positive ed evitabili.
Sul fronte delle reazioni intanto il senatore Roberto Calderoli ha ribadito che “la Cei non dovrebbe fare politica e tenersi fuori dal dibattito”, mentre un tranchant Flavio Tosi afferma che il vero razzista non è Attilio Fontana bensì proprio Matteo Salvini, “con immigrati Sud sempre nel mirino”.