A cura di Giacomo Zito
Risultato imprevisto al conteggio dei voti per le elezioni generali del Brasile dello scorso 2 ottobre. A discapito dei sondaggi, il favorito Luiz Inácio Lula da Silva non è riuscito a sfondare il tetto del 50% più uno dei voti mentre il suo sfidante, l’uscente Jair Bolsonaro, lo tallona con solo 5,4 milioni di voti di distanza.
Un risultato ben diverso dalle aspettative, che davano tra i due un distacco ben più ampio al punto da far credere ai sostenitori del leader del Partito dei lavoratori di riuscire a vincere anche al primo turno. Ora il Paese si appresta a vivere un altro mese di campagna elettorale in vista del secondo turno, deciso per il 30 ottobre.
L’unico parametro che conferma quanto previsto è la divisione geografica del voto, che mostra nella realtà dei fatti un Paese alquanto polarizzato. Lula vince in 14 Stati: è dalla sua parte tutto il Nordest ed è in maggioranza nei grandi Stati settentrionali di Amapá, Amazonas, Pará e Tocantins.
Risultati peggiori per Lula si sono invece registrati negli Stati dove sono presenti le grandi città come San Paolo, Rio de Janeiro ed Espírito Santo dove è in vantaggio il presidente uscente. Bolsonaro ha inoltre conquistato la maggioranza negli Stati più interni e al sud, così come nel Distretto Federale di Brasilia e in tre Stati del nord: Acre, Rondônia e Roraima. In totale l’attuale mandatario ha vinto in 12 Stati più il DF.
I sostenitori di Lula ora parlano di una vittoria rimandata, ma se anche l’ex presidente dovesse conquistare il ballottaggio il suo governo non avrebbe i numeri per rimanere saldamente al comando. Il Partito dei lavoratori non è infatti riuscito a ribaltare la maggioranza al Congresso bicamerale del Paese, che si conferma invece in mano al Partito liberale di Bolsonaro.
Con un amaro 48% delle preferenze Lula si presta pertanto ad aprire questa seconda parte della campagna elettorale, confermando i toni “battaglieri” che già aveva utilizzato in questi mesi. Dall’altro lato il suo diretto sfidante mostra maggiore confidenza e si dice pronto alla vittoria al secondo turno: “Per grazia di Dio – scrive su Twitter -, non ho mai perso un’elezione e so che non avverrà ora, quando la libertà di tutto il Brasile dipende da noi”.
Chi dava la vittoria di Lula per scontata si è pertanto dovuto ricredere. Su 115 milioni di voti validi, 5,4 milioni di voti di differenza non sono abbastanza da poter dormire sonni sereni. A fare da ago della bilancia ci saranno il 4,2% di preferenze conquistate dalla terza candidata, Simone Tebet del Movimento Democratico Brasiliano, così come quel 20,9% di astenuti registrato alle urne.